La gabbia dell’indecisione
Manuela Roncon
4 strategie che ho imparato a mettere in atto quando l'indecisione prende il sopravvento! Quanto è difficile a volte decidere? Vi capita mai di sentirvi bloccati? Di non sapere più cosa vi piace davvero? Di non sapere che strada prendere? In questo ottavo episodio parlo di come l'indecisione abbia fatto parte della mia vita e di come ho imparato a gestirla.
Buon ascolto!
(^_^)
“L’indecisione è per me un luogo infimo e dorato perché asseconda la mia paura delle mie paure, spesso non ho deciso, decidendo di non decidere.”
— manuela roncon
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Ciao a tutte, tutti e tutt*
In questo episodio vorrei parlarvi di indecisione.
Una delle gabbie dorate e fastidiose con cui ho avuto più che fare.
Quanto è difficile a volte decidere?
Eppure, la mia giornata, come quella di chiunque altro è costellata di tante piccole decisioni, e non dovrebbe essere un problema prenderne di più grandi, vero?
Ma a volte lo è.
Certamente non dimentico che è un lusso poter scegliere, e il ricordarmi costantemente questo aspetto mi ha aiutata spesso a smuovere le acque.
Ma non saper scegliere spesso deriva da qualcosa di molto più profondo che avere troppa scelta davanti agli occhi.
Naturalmente questo può avere origini lontane, che vanno indagate e capite insieme a dei professionisti, cosa che ho fatto anche io.
Dopo avere capito quali sono le origini di questa indecisione ci sono quattro piccole strategie che a volte mi aiutano spezzare questo loop.
Questa è la prima.
Valutare tutte le cose che possono andare male.
Quando non so cosa scegliere, immagino tutti i possibili scenari nei quali la mia scelta si possa rivelare sbagliata, e provo mentalmente a risolverli.
Questo esercizio, che pare estremamente banale, ha il potere di depotenziare moltissimo la resistenza che incontro nel prendere alcune decisioni.
Prendere coscienza del fatto che posso essere in grado di gestire
un risvolto negativo è stupendo.
Certo, noi non siamo in grado di prevedere sempre tutti gli scenari,
ci mancherebbe!
Ma sapere che una grossa parte dei casi negativi è
gestibile fa tutta la differenza del mondo.
La seconda è chiedermi “E se funzionasse?”
Spesso, soprattutto quando ci tengo molto, sono così concentrata sul fatto che possa andare male che entro in un circolo vizioso di paranoie e non considero neppure per un attimo che possa andare bene.
Questo circolo può andare avanti per molto tempo perché si autoalimenta.
Ma il gesto mentale di chiedermi “E se invece andasse tutto bene?”.
Perché, se effettivamente ho valutato che quello che voglio è fattibile, è alla mia portata, ho valutato che può funzionare, ho considerato gli scenari negativi, devo anche concedermi il balsamo che può dare il fatto che in effetti, le cose possano andare per il meglio. E spesso, questo concentrarmi sul fatto che possa andare male, accade con cose che in passato ho già affrontato e superato molto bene.
Il mio cervello sembra dimenticarsi spesso dei miei successi, e mi sa che non sono la sola.
Ricordare tutte le volte che sono riuscita a fare cose che avevo paura di non poter fare, aiuta a dirmi “bene, ora metti un punto e metticela tutta perché andrà bene, o comunque ci sono milioni di possibilità che possa andare bene.
La terza è prendere mille, minuscole decisioni.
Prendere decisioni, così come ascoltare è come un muscolo.
A volte la vita, il nostro lavoro, le problematiche personali, le insicurezze ci portano ad accodarci alle decisioni degli altri e quindi, personalmente credo che la cura sia iniziare a prendere piccole decisioni più spesso, anche sulle cose incredibilmente banali, smettendo di chiedere continuamente parerei agli altri.
Prendere piccole, microscopiche decisioni per me stessa, mi ha certamente preparata a prendere quelle più grandi.
Le piccole decisioni prese da me, mi ricordano che sono perfettamente capace di prendere decisioni.
La quarta è che, se non so cosa voglio, posso concentrarmi sul mettere in chiaro ciò che non voglio.
Andare per esclusione è molto utile.
Col tempo renderà chiaro anche quello che voglio, e nel frattempo avrò capito due cose in una.
“Two is mei che one”, sono una teenager degli anni 90 io.
Alla fine, poi l’elemento che condisce queste quattro strategie, è ricordami che le decisioni perfette non esistono. Non possono esistere, e va bene così.
Chi dice che esistono mente.
E poi, se così fosse, dovrei rinunciare agli imprevisti belli e sarebbe un gran peccato, e poi, perché per imparare devo sbagliare come tutti.
Accettare questo è liberatorio per me, o almeno lo è, nella maggior parte delle volte.
Ogni volta che mi sono sentita bloccata, prima di gettare la spugna ho provato questi quattro modi, e nel frattempo mi sono nutrita: di libri, di storie e di esperienze degli altri, e di altre cose per me super stimolanti che allontanavano il focus dai miei mille dubbi. Tornare poi sul problema era ogni volta una sorpresa: tutto quel mondo di novità che avevo assorbito cambiava sempre la mia percezione.
L’indecisione è per me un luogo infimo e dorato perché asseconda la mia paura delle mie paure, spesso non ho deciso, decidendo di non decidere.
Ma adesso è anche un luogo che conosco bene e come tutte le cose che conosco, ho imparato a muovermi attraverso, e ho segato con il tempo una porticina in questa gabbia dorata, da cui so di poter entrare e uscire quando voglio e questo mi sembra un ottimo traguardo.
Io vi ringrazio per essere stati qui con me, e fino al prossimo episodio vi auguro di segare le sbarre delle vostre gabbie, e di divertirvi sempre di più a scegliere.
Ciao e a presto!