La libertà di
sentirsi se stessi

Marta Ciccolari Micaldi

Può il desiderio e la spinta di voler essere liberi di essere se stessi indicarci la strada per disegnare il lavoro che fa per noi?

Un lavoro che magari ancora non esiste?

Nessuno come la McMusa aka Marta Ciccolari Micaldi può raccontarci meglio come si fa!

In questo episodio abbiamo parlato di libertà, qualunque cosa voglia dire per ognuno di noi e di farsi guidare da quella libertà, di inventarsi un lavoro da zero e di prezzi da pagare, di scambi continui, di professoresse maghe, e di alberghi che diventano casa, di viaggiare da sole, di pupazzetti Funko e di Corman McCarthy.

Buon Ascolto
(^_^)

Marta Ciccolari Micaldi - McMusa - La libertà di sentirsi se stessi

“Ho alzato gli occhi e ho visto a mia volta gli occhi di queste dieci persone e questa Chicago sporca, rumorosa, chiassosa ma vivissima, figlia di quelle di quell’America li, l'America dell'altro lato del sogno e ho pensato – ok, ci sono, questa è la mia vita e questo è il mio lavoro –cioè la mia vita professionale”

— Marta Ciccolari Micaldi

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Marta Ciccolari Micaldi

Marta è una giornalista, autrice, guida letteraria e esperta di cultura e letteratura americana.
Dal 2013 porta gli italiani in giro per l’America con l’immaginazione e anche di persona attraverso i Book Riders, veri e propri viaggi letterari negli Stati Uniti attraverso la lente della letteratura americana.
Marta ha all’attivo anche due podcast: Black Coffee Sound Good, in collaborazione con la editrice Black Coffe, e PoP Corn che conduce e scrive con Valeria Sesia, autrice ed esperta di Pop culture. È anche possibile abbonarsi alla membership della McMusa, che offre tre deliziosi McMenù di contenuti extra, cuciti e pensati attraverso gli interessi e le richieste dei suoi ascoltatori.

Foto: Elena Datrino, fotografa professionista

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RadicalBookFair | Intervista a Marta Ciccolari: La McMusa, gli USA e i Book Riders

La McMusa alias Marta Ciccolari Micaldi – Zero

  • “Che raccontavo questo e ho alzato gli occhi e ho visto a mia volta gli occhi di queste dieci persone e questa Chicago sporca, rumorosa, chiassosa ma vivissima, figlia di quelle di quell’Almerica li, l'America dell'altro lato del sogno e ho pensato “ok, ci sono, questa è la mia vita e questo è il mio lavoro, cioè la mia vita professionale il mio lavoro”.

    Benvenuti a nuovo episodio del podcast Le Faville la serie dedicata a quel momento preciso in cui sentiamo che tutto sta per cambiare. La favilla è quella cosa che a un certo punto sboccia, salta, nasce e ci spinge a cambiare, creare, distruggere, ricostruire e ripensare ogni cosa. In questo spazio voglio celebrare le faville di persone molto diverse tra loro. Farmi raccontare come le hanno ascoltate e in quale luogo si sono fatte portare, attraverso conversazioni organiche e libere.

    Ciao a tutte, tutti e tutt*!

    Bentornati a un nuovo episodio e non vedo l'ora di farvi ascoltare questa chiacchierata che è tanto fresca quanto profonda.

    L'ospite di oggi è Marta Ciccolari Micaldi che molti conoscono come la McMusa.
    Marta è una giornalista, autrice e guida letteraria.

    Dal 2013 la Mcmusa racconta l’America attraverso la letteratura americana
    e aiuta chi la segue a navigare la complessità degli Stati Uniti.

    Ha iniziato facendo viaggiare le persone con l’immaginazione, attraverso i suoi corsi di letteratura americana, tenuti inizialmente di persona all’Associazione Babelica di Torino, e che durante la pandemia sono diventati corsi online.
    In un momento in cui il l’Italia era chiusa in casa, la McMusa, ha portato i suoi ascoltatori on the road lo stesso!

    Nel 2014 sono nati I bookrider, veri e propri viaggi culturali on the road,
    insieme a lei nei luoghi in cui scrittori e storie hanno preso forma e contesto.

    Per partecipare ai corsi, ai viaggi o semplicemente per godersi i suoi contenuti
    non è necessario avere una conoscenza pregressa degli scrittori o della letteratura americana. 
    Non ci sono livelli di partenza ma solo tanta curiosità e voglia di capire ed esplorare.

    Ma il mondo della McMusa offre molti altri contenuti che danno la possibilità di esplorare l’America stando seduti a casa propria, come ad esempio la sua newsletter “Sogni Americani”, il podcast “Black Coffe Sound good” e “Pop Corn” che conduce e scrive insieme a Valeria Sesia. 

    Nella nostra chiacchierata Marta ha trovato una favilla in tutto e io ero felicissima!

    In questo episodio abbiamo parlato di libertà, qualunque cosa voglia dire per ognuno di noi e di farsi guidare da quella libertà.

    Di inventarsi un lavoro da zero e di prezzi da pagare, di scambi continui, di professoresse “maghe” e di alberghi che diventano casa. 
    Di viaggiare da sole, di pupazzetti Funko e di Corman McCarthy.

    Ma non voglio trattenervi oltre!

    Buon ascolto!

     

    Manuela: Ciao Marta, benvenuta a Le Faville!

    Marta: Ciao, Ciao!

    Manuela: Sono davvero felice di averti qui, non sai quanto!

    Darei il via alla nostra chiacchierata partendo dall'inizio, ovvero partendo da te che con una cartina dispiegata in un centro culturale a Torino, porti delle persone in viaggio pur rimanendo seduti sulle vostre sedie, ti va di raccontare come sei diventata e come ti sei inventata il mestiere della guida letteraria?

    Marta: Certo! Beh, innanzitutto, grazie a te per avermi invitato nel tuo podcast che io ho amato tantissimo nelle prime puntate che ho ascoltato; quindi, insomma per me è un piacere e un onore. E anche poter raccontare insomma la mia storia, che effettivamente ha a che fare con le faville proprio.

    Mi riporti alla memoria quel momento in cui sono arrivata in questo centro culturale torinese, era il settembre del 2013, loro cercavano delle nuove proposte culturali di ogni genere e io mi ero proposta appunto per fare un corso di letteratura americana on the road. 

    Ero arrivata quella sera, perché si tenevano di sera, in quest'aula e avevo dispiegato la mappa dell’Illinois e da lì era cominciato un viaggio letterario, appunto come hai detto bene stavamo tutti seduti sulle nostre sedie, però viaggiavamo con la mente. 

    Io avevo voluto proporre questo viaggio perché ero appena stata in Illinois.

    In un lungo viaggio di un mese, era uno scambio professionale, che avevo fatto vincendo un bando.

    Ero insieme a un gruppo di altri ragazzi e ragazze, tutti professionisti di professioni diverse, c'era un'insegnante dell'università, un web master, un'architetta eccetera, insomma eravamo diverse personalità di diversi lavori. 

    Avevamo girato l’Illinois in diverse famiglie, ognuno di noi stava in una famiglia diversa, però avevamo girato sette, otto, dieci paesi diversi con dieci famiglie diverse.

    Facevamo esperienze singole legate al nostro lavoro, quindi ho girato redazioni di giornali, università, centri culturali, case editrici, cose legate insomma alla scrittura, la lettura e la letteratura. E poi facevamo delle attività insieme, che erano guarda, le più disparate! Andavamo a vedere gli studi dentistici, (Marta e Manuela sorridono)

    oppure andavamo a vedere le farms, le fattorie, questi posti giganti con dei silos enormi, in cui allevavano il bestiame, coltivavano la terra.

    C'erano enormi raccolti di grano, di soia eccetera.

    Io lì avevo in qualche modo scoperto un'America che nonostante tutti i miei studi, nonostante tutte le cose che insomma in quei trent'anni avevo letto, studiato, ascoltato, guardato, avevo scoperto un'America di cui nessuno mi aveva mai detto nulla, ecco! Avevo proprio questa sensazione qua no? E l'ho detto, mah, sicuramente io avrò delle lacune, ma le hanno anche le persone che in Italia continuano, forse appunto a leggere, guardare narrazioni mainstream no? 

    Che queste cose non le raccontano e allora ho detto sai che c'è?

    Lo racconto io! E così ho fatto.

    Ho aperto un blog che è ancora in piedi, dopo tutti questi anni si è ovviamente rinnovato, ho cercato un'identità che poi è diventata quella della McMusa. 

    Ho deciso di raccontarle io queste cose ovviamente affidandomi alla mia passione numero uno che appunto era letteratura e i libri, la letteratura americana in particolare.

    E ho aperto il blog e mi sono proposta proprio in questa veste, cioè, di essere un’interprete, un ponte, una guida proprio, che portava i miei lettori e le mie lettrici alla scoperta di questa America, attraverso la letteratura.

    La letteratura ovviamente con un taglio molto vicino alle persone, molto informale, molto pop. Io non amo tanto la distanza che si frappone spesso tra chi legge e chi scrive, tra chi pubblica e chi legge e quindi con un linguaggio molto accessibile mi sono proposta proprio come esploratrice, dietro la quale avere un gruppo di persone che decide di venire con me. Questo era lo spirito che mi ha portato in quel settembre-ottobre non mi ricordo più, nell’autunno del 2013 mi ha portata davanti a quelle persone a dire “adesso vi porto a fare un viaggio nell’Illinois”.

    Che poi l’Illinois, insomma a parte Chicago, normalmente si pensa che sia vuoto e di fatto un po’! Nel senso che, cosa siamo c’è in Illinois? Campi di grano, campi di grano campi, di grano però poi ovviamente, andando un po’ più a fondo, ci sono tantissimi scrittori e scrittrici che noi amiamo molto da Elizabeth Strout a David Foster Wallace, Ray Bradbury, eccetera.

    E poi ci sono tutte le storie dell’Almerica rurale che è oggi conosciamo molto di più, l'America di provincia insomma, questa realtà così remota e così diversa da quella che noi ci aspettiamo di vedere in America no? Però a quei tempi era davvero ancora un po’ di nicchia, era davvero ancora un po’ una narrazione poco raccontata ecco! Quindi questo e come sono arrivata a fare la guida letteraria, e ti confesso però che questa definizione forse me la sono data un po’ più avanti, quando ho capito anch'io che diavolo stavo facendo, perché all'inizio non era così facile da identificare.

    Manuela: Ad un certo punto, questi viaggi sono diventati viaggi che tu fai di persona con le persone che ti seguono, esiste un momento particolare vissuto durante i Book Riders che sono appunto questi viaggi, che ti hanno fatto dire in maniera definitiva “Si, avevo ragione, questo è il lavoro giusto per me!”?

    Marta: Si, continuamente! 

    Ne provo di numerosi di questo momenti e mi sono un po’ la mia la mia droga, ecco,la mia adrenalina, la mia benzedrina come direbbe che Kerouac.

    Però sì, assolutamente, io ho avuto la fortuna anche di incontrare i miei partner di questo progetto qui nella mia stessa città no? Loro si chiamano Federico e Claudio, e hanno un tour operator che si chiama Explorer, con cui dall'inizio io collaboro e vivono qui a Torino, che è la stessa città dove vivo io. 

    Insieme abbiamo dato vita a questo progetto, all'inizio io volevo appunto che fosse l’Illinois il primo nostro traguardo americano da raggiungere, mi ricordo il loro scetticismo, perché effettivamente a livello turistico l’Illinois non offre nulla, salvo Chicago. Eppure, siamo andati, insomma non solo ho convinto loro, ma si sono aggregati ovviamente una decina di persone che sono stati i primi Book Raiders.

    E io lì ho capito che l'avevo azzeccata, che sarebbe stato faticosissimo, perché era una cosa che innanzitutto vabbè io sono una persona molto emotiva, quindi emotivamente mi impegna molto no? Quindi anche un certo tipo di stanchezza, di investimento tutto dentro questi tour, sarebbe stato difficile anche far capire alle persone che è un viaggio accessibile, che è un viaggio alla scoperta dell’Almerica e non è un viaggio per persone, non so, molto erudite per esempio. 

    Insomma, sarebbe stato pieno di scogli da superare, però era proprio quello che io volevo fare, volevo mostrare Chicago che è proprio la prima città dove siamo stati. 

    Quindi quella sensazione la ricordo proprio in quella città in particolare, in un quartiere abbastanza periferico, dove aveva vissuto Nelson Algren, che è stato uno scrittore americano di serie A, però ai suoi tempi era assolutamente nascosto, faceva parte degli scrittori nascosti tenuti a bada no? Perché raccontavano un'immagine degli Stati Uniti molto critica, chi stava al di là della del della linea del sogno americano, quindi i cosiddetti disarcionati, li chiamava lui, quelli che appunto hanno cercato di correre su questo treno del sogno americano e non l'hanno preso. 

    E questa America negli anni ‘50 e ’60, veniva molto nascosta perché erano gli anni della guerra fredda, dovevi raccontare un'altra America no? Secondo le istituzioni culturali del tempo. E io mi ricordo, che ero proprio in questa piazza, con una fontana dedicata a lui, che raccontavo questo e ho alzato gli occhi ho visto a mia volta gli occhi di queste dieci persone, e questa Chicago, sporca, rumorosa, chiassosa ma vivissima no? Figlia di quell’Almerica lì, l'America dell'altro lato del sogno e ho pensato “ok! Ci sono, questa è la mia vita e questo è il mio lavoro! La mia vita professionale, il mio lavoro e vai avanti così!”.

    E poi fa effettivamente così è stato, quindi devo Chicago e dall’Illinois questa soddisfazione così intensa, in effetti!

    Manuela: Che meraviglia!

    È capitato che un Book Raider ribaltasse l'idea o che ti mostrasse una diversa prospettiva di un autore o di un libro protagonista del viaggio che stavate facendo?

    Marta: Sì, ma adesso non ricordo nello specifico un episodio, ma hai colto nel segno, perché quello che io cerco di fare e di proporre una chiave di lettura, però sai sono anche molto onesta nel dire questo a me piace di più, questo a me piace di meno, e si crea sempre una bella discussione…sempre, oddio, non proprio tutti i giorni quando siamo in viaggio, però tendenzialmente i momenti più interessanti sono quelli in cui si esprimono anche le persone che stanno con me. Ripeto in maniera personale e spontanea, non in maniera necessariamente molto intellettuale o erudita. E io ho notato molto spesso, molto spesso no, alcune volte che le cose che io vedevo in questi libri, loro le vedevano…diversamente. Ma come è giusto che sia, insomma stiamo parlando di letteratura, di arte e anche di esplorazione di un luogo e questo non può prescindere dalla soggettività della persona. 

    Quello che è bello è che tutti i punti di vista vengono inclusi in questa discussione, per cui io propongo una versione, una declinazione di queste storie ma sono ben accette anche tutte le altre. 

    Ricordo, per esempio, in Louisiana un libro in particolare, che ovviamente consiglio a te e alle persone che ci ascoltano che Zeitoun di Dave Eggers.

    È un romanzo, ma in realtà è in realtà, scusa il gioco di parole, ma è un libro che racconta che cosa è successo realmente a New Orleans dopo l'uragano Katrina.

    Ed è una storia raccapricciante, che mostra di nuovo un lato degli Stati Uniti ignobile, ecco questa è la parola giusta, e questo libro ha veramente tirato su una discussione molto forte, in quasi tutti i tour ho fatto in Louisiana.

    Perché è impossibile, vorremmo non doverli credere a questo libro no? Perché è impossibile pensare che in un paese del primo mondo, anzi il paese più forte, più potente del mondo accadano delle cose come quelle che sono descritte, eppure è così. E quindi, lì ci sono dei momenti in cui la discussione diventa molto viva ecco, molto vivace, sono dei momenti che a me piacciono molto tendenzialmente, quindi ripeto, tutti i punti di vista sono assolutamente ben accolti e ben accetti!

    Manuela: Bello! Perché comunque è un'occasione di scambi continui!

    Marta: Assolutamente! Io mi ritrovo, e questo scusa ma me ne faccio un motivo di vanto, a cambiare idea! Cosa che spesso, insomma non si fa, per motivi boh…i più disparati. Però ogni tanto mi trovo a pensare a delle cose che mi hanno detto le persone in viaggio con me, magari loro non sono più con me, cioè magari sono andata la volta dopo a San Francisco, e mi sono ricordata di una cosa che mi hanno detto e lì penso, cavolo aveva ragione lei o lui no? E cambio idea ,e poi glielo dico però!

    Manuela: Che meraviglia! Questa è la parte migliore!

    Marta: Si, infatti! (Marta sorride) 

    Manuela: Qual è stata fino ad oggi la tua più grande favilla?

    Marta: Eh…la mia più grande favilla ce l'ho tatuata sul mio braccio destro, è sicuramente la libertà. Questa che sembra veramente un'americanata, la McMusa non poteva che dire un'americanata! Ma adesso la spiego!

    (Marta e Manuela ridono)

    Io mi sono innamorata della letteratura americana quando ero all'università all'ultimo corso qua a Torino, era il 2007 e sono incappata nella professoressa Barbara Lanati, che sono sicura che molte persone all'ascolto conosceranno, perché ha tradotto tutte le poesie di Emily Dickinson, per esempio.

    Manuela: Wow!

    Marta: Ha tradotto tante cose di Mark Twain, ha scritto tantissimi libri sulla letteratura americana classica diciamo. E lei aveva un approccio di insegnamento che in qualche modo mi ha liberato da tante catene che io avevo addosso, dovute alla mia formazione, alla mia educazione, alla città in cui vivo, insomma tante cose.

    E come se fosse arrivata una maga, e avesse aperto proprio le porte di un mondo, che era quello degli Stati Uniti in questo caso, in cui io potevo sentirmi completamente libera e questa cosa è andata avanti. 

    Cioè io quella volta che sono andata in Illinois, oltre a provare le cose che ho raccontato prima, ho provato proprio questa sensazione la libertà di essere me stessa, di esprimermi come volevo e di fare le domande che magari in Italia non avrei fatto, eccetera eccetera. Sono esempi davvero numerosi, questa idea di libertà e poi anche crescendo, insomma io ho una vita che è in qualche modo diversa dalla vita di più conforme, diciamo no? Dalla vita di tante mie amiche e tanti miei amici, familiari e quando vado negli Stati Uniti questa diversità in qualche modo si attenua. 

    Io mi sento sempre di nuovo libera di essere come sono, è una sensazione molto liberatoria appunto, molto gratificante, una spinta, una favilla proprio.

    E riuscendo a coltivare questa idea anche appunto nella città in cui vivo questa favilla è diventata un fuoco proprio, un braciere, che arde continuamente e che mi porta a fare il lavoro che faccio e a farlo qui. Cioè il fatto che io lo faccia in Italia è proprio una scelta no? Mi interessa portare un po’ di quella libertà di pensiero, di approccio nel mio paese, al mio pubblico italiano.

    Non escludo di andare a vivere negli Stati Uniti, un giorno presto o tardi, però questa favilla della libertà di espressione e della libertà di pensiero, insomma proprio la libertà all'americana, ecco, è diventato il mio motore anche e soprattutto qui in Italia.

    Manuela: Che bello, davvero!

    Una volta hai detto, i gusti di Marta per fortuna possono essere diversi da quelli della McMusa, cosa che ho trovato magnifica! In cosa si differenziano?

    Marta: Beh, la McMusa è diventato negli anni proprio il mio brand. 

    Che detta così sembra una cosa molto fredda, è il mio alter ego no? 

    Per cui è una personalità, e un personaggio che ha dei diritti e dei doveri.

    Faccio un esempio molto pratico che è quello del Colorado, io sto per proporre, anzi in realtà ho già proposto un viaggio in Colorado, il nuovo tour dei booktrailer avverrà in Colorado questo ottobre.

    Marta non ama la montagna, ma sarebbe assolutamente un limite incredibile se io professionalmente agissi soltanto mossa dai miei gusti no?

    La McMusa ha proprio, ripeto, dei diritti e dei doveri diversi verso il suo pubblico e verso appunto anche la missione in qualche modo che è che io mi sono prefissata.

    Per cui le mie scelte professionali vanno nella direzione, proprio spesso, diversa dai miei gusti e questo sarà divertente.

    In Colorado seguitemi perché forse diventerò poi quel punto totalmente schizofrenica!

    (Manuela e Marta ridono)

    Quindi chissà, magari darò vita a uno spettacolo divertente!

    Però a parte gli scherzi ci sono delle cose degli Stati Uniti vanno conosciute e sono interessanti, ecco, questa parola che è molto importante per me. 

    Quello che desta interesse, che può destare interesse a livello conoscitivo nel mio pubblico non deve necessariamente essere quello che io ritengo interessante per i miei gusti, io Marta, sennò andremo alle Hawaii e tutto il tempo, o a Los Angeles, o in Texas cioè a un certo punto la mia etica anche professionale giustamente mi porta altrove.

    Mi porta a fare delle scelte che sono strategiche e interessanti per appunto il mio lavoro di guida da letteraria e non la mia persona.

    Manuela: Oh, questa cosa è fantastica!
    Lo dicevo prima, perché è allo stesso tempo challenging perché poi se tu ti metti in una situazione che non piace tanto a Marta ma piace alla McMusa, comunque, tu ci sarai e quindi la dovrai vivere e chissà magari ribalterà la situazione un'altra volta. Trovo che sia bellissimo questo gioco che ti presti a fare.

    Marta: Beh, speriamo che vada bene.

    Poi nel senso, questa cosa della montagna per me è veramente molto forte, perché davvero io, Marta la montagna non la ama per nulla, e negli anni mi sono anche molto definite in questo perché appunto io vivo a Torino, come ben sai a Torino, insomma un sacco di attività avvengono in montagna perché ce l'abbiamo lì e quindi ho dovuto anche dirlo a me stessa “no, Marta senti la montagna non ti piace va bene così! Anche se piace a tutti i tuoi amici però tu hai tutto il diritto di non fartela piacere”. Però ecco il Colorado e un posto negli Stati Uniti che racconta tantissimo dell’Almerica di oggi e sarebbe una follia non andarci no?

    Quindi sarà divertente anche per me, sarà una sfida, ma guarda che conoscendomi sarà una sfida che assaporerò fino all'ultima goccia tra tutto quello che Io credo di Marta e quello che invece è credo sia interessante. 

    Guarda, sono già presa benissimo io da sola, quindi sarà divertente!

    Manuela: Qual è stata la decisione più difficile che hai dovuto prendere per rendere possibile questo lavoro che hai inventato da zero?

    Marta: Wow, domanda interessante!

    Beh, forse il nodo cruciale è proprio la mia presenza fisica in Italia. 

    Ci sono stati momenti in cui avrei voluto non essere qui, perché appunto negli Stati Uniti tante parti di me stanno meglio, però per i primi anni l'investimento che volevo fare mi costringeva a stare dove ero (Marta sorride) e ho scelto di stare dove ero pur rinunciando a una parte della mia felicità personale proprio.

    Perché credevo tantissimo nella costruzione della mia identità professionale, questo è stato un sacrificio forte, che in tutta onestà ti dico ho pagato caro perché quando poi avevo deciso di trasferirmi negli Stati Uniti è arrivata la pandemia. 

    E quindi ho dovuto stare a casa e stare qua in Italia, sono passati due anni, che per me hanno significato grandissima solitudine, in più ferma, no?

    Io che ho questo animo da nomade, stare ferma in casa da sola, chiusa è stato un'enorme sofferenza e lì ho pensato “cavolo, forse potevi andartene negli Stati Uniti prima!”. Però anche lì, chi lo sa, magari avrei vissuto poi distacco… insomma, sappiamo bene che probabilmente l'hai vissuto anche tu in prima, no? Chi stava negli Stati Uniti con un visto lavorativo, non poteva tornare in Italia durante quei mesi terribili; quindi, magari avrei vissuto ad un altro genere di sofferenza. 

    Però il prezzo per me è stato molto alto, è il prezzo insomma di non essere andata negli Stati Uniti prima.

    E adesso però appunto, non è che la vita è finita, quindi adesso comincia un altro capitolo. 

    Manuela: Ah certo, anzi, io so che paradossalmente però in questo periodo complicato della pandemia il lavoro della McMusa è cresciuto molto, giusto?

    Marta: Si, molto! È stato merito di molti miei collaboratori se devo dire la verità.

    Io appunto faccio io i miei corsi online prevalentemente con l'associazione culturale Babelica, che ha sede di nuovo qua a Torino, e io mi ricordo quel giorno appunto nella mia vecchia casa.

    Era…boh il 20 Marzo, quindi dieci giorni dopo il primo lockdown nel 2020 e mi telefonò Tatiana e mi disse “senti, ma perché non facciamo dei corsi online?”.

    E io non capivo niente Manuela, io ero proprio fuori di me, non prendevo un canale come mi piace dire, 

    (Marta e Manuela ridono)

    E le ho detto “Senti Tatiana, guarda, dammi qualche giorno perché io non capisco niente!”. E lì stato il primo stimolo. Poi è arrivata la proposta per fare Pop Corn, e poi sai l'America in quell'anno (lo sai benissimo!) aveva tante problematicità da affrontare no?

    Manuela: Già!

    Marta: Quindi ricordo, anche con Francesco Costa che sicuramente molte persone che ci ascoltano conoscono, abbiamo cominciato proprio a sentirci e a voler proprio essere degli ottimi interpreti per tutto quello che stava succedendo, ognuno a suo modo ovviamente negli Stati Uniti no?

    Quindi anche con Simona Siri, Giovanna Pancheri, tutta una serie di persone che lavoravano con l'anima un po’ di qua, un po’ di là. 

    Questa cosa ci ha fatto crescere tutti, a me ovviamente anche.

    I e miei collaboratori di Black Coffee (Io appunto collaboro anche con loro) abbiamo detto potenziamo il podcast, portiamo i nostri ascoltatori, le nostre ascoltatrici fuori da queste mura in cui siamo costretti.

    Quindi abbiamo implementato il podcast, insomma sono nate tante cose, è nata la mia collaborazione continuativa con la mia migliore amica Valeria Sesia.

    Insomma, davvero quello è stato un momento in cui tutto poteva andare male sul piano personale, come ho appena detto la sofferenza era enorme e lo è stata per tutti e tutte; quindi, non era una situazione eccezionale la mia, però professionalmente le cose hanno cominciato ad andare molto bene.

    E mi ricordo, tra l'altro, mi è capitato di rivedere adesso le prime lezioni che ho fatto online perché appunto stiamo per riproporre i corsi e quindi e c'era un senso proprio di comunità, pur essendo ognuno nella propria casa che era fortissimo. 

    Io finivo quelle lezioni con una sensazione addosso di enorme gratitudine. 

    Ero completamente frullata, cioè proprio non emotivamente frullata perché poi queste lezioni davanti a un computer con nessuno davanti però sapere che dall'altro lato c'erano centocinquanta persone no?

    Manuela: Wow, centocinquanta!

    Marta: Si! Era una cosa pazzesca, quindi io devo moltissimo a tutto l'insieme dei miei collaboratori e amici, perché ognuna delle persone che ho nominato più o meno insomma, c'è dell'amicizia che ci lega.

    E devo ovviamente ringraziare anche me stessa per aver detto sì a tutte queste cose, in un momento molto difficile e devo essere grata a tutte le persone che ovviamente in quegli anni 2020/2021 hanno scelto me, proprio come guida.

    Quella è la parola in effetti, come guida per avvicinarci, essere più vicini e più vicine agli Stati Uniti e a quello che stava accadendo a questa cultura e questa realtà, che è così complessa eppure così sempre affascinante.

    Manuela: Molto potente questa cosa, è potentissimo che sia accaduta una cosa del genere!

    E tornando ai viaggi invece fisici, viaggiare da sola è una cosa che fai spesso, qual è la parte che preferisci?

    Marta: Gli alberghi, ahahah!

    Io ho un debole per gli alberghi, proprio di qualsiasi livello di comfort, da quelli più scassati ovviamente a quelli più decorosi. 

    La dimensione dell'albergo mi fa sentire a casa, ovviamente però in movimento, e io poi sin da quando ero piccola viaggiando spesso, già da sola quando ero più adolescente e poi con i miei genitori, con i miei amici ho sempre ricreato una casa in tutti gli alberghi in cui vado anche solo per una notte.

    Quindi quella è una dimensione molto intima che mi piace tantissimo, che mi rassicura molto. 

    Quando sono in giro la parte che mi gasa di più è l'osservazione, io mi sento proprio in ogni cosa che faccio quando sono negli Stati Uniti, e anche per quello non sono mai rilassata di fatto, però l'osservazione è costante. 

    Mi sento proprio un'esploratrice, una ricercatrice nel suo elemento, e quindi dal dialogo ascoltato, rubato anzi a un tavolo, a un bancone di un pub, al modo in cui volano gli elicotteri su New York, alle scritte che ci sono in un paesino western. Insomma, io osservo tanto, e tutto diventa un racconto!

    E questo proprio lo scatto che mi succede e mi succede solo negli Stati Uniti, ahimè, purtroppo in Europa non mi succede. 

    Ma è giusto così in effetti…o in Italia, e quindi questa scintilla che si crea, non so come altro definire questo momento, in cui tutto intorno a me si trasforma in un racconto mi fa sentire proprio bene e non mi fa sentire sola. 

    Quindi anche viaggiare da sola è bello, è bellissimo per questa dimensione che ti dicevo intima, di movimento, dinamica, di nomadismo, però di fatto mi sento proprio parte del mondo, del mio mondo che è appunto quello americano quando sono lì. 

    In più, e tu lo saprai meglio di me, insomma gli americani non è che proprio amano stare zitti.

    Manuela: No!

    Marta: Quindi io mi ritrovo a chiacchierare per strada con un sacco di persone e mi succedono delle cose, io non so se succedono anche New York, non so se abbiamo tempo di parlare un po’ di queste cose.

    Manuela: Certo!

    Marta: A proposito di questo ho dei ricordi meravigliosi di tutte le volte in cui ho ricevuto dei complimenti per strada, ma sai che succede in quasi tutti le parti degli Stati Uniti? E ci sono stati due momenti in particolare che ricordo. 

    Uno, ero in un angolo di Santa Monica, in un angolo di una strada proprio. 

    A quel tempo ancora fumavo sigarette, mi stavo fumando una sigaretta e stavo malissimo, cioè era un momento in cui ero stanca, triste, proprio sfatta. 

    Avevo una faccia! E mi sentivo orribile, passa una, questa era Claudia Schiffer, ma veramente, era bionda, una chioma bionda stupenda, un cappello da cowgirl favoloso, tacchi, un cappotto stupendo. 

    Mi guarda e fa ancora due passi in avanti e poi si ferma, torna indietro e mi dice “sei così bella!”. Ma io…mi sono saliti i lacrimoni, ti giuro, ho detto “ma veramente??” mi fa “si, ma sei così carina, mi piace il tuo…non mi piace come sei!”.

    E io l'ho guardata, ma poi un complimento da donna a donna proprio, no? 
    Cioè io le ho detto “beh, Io credo che tu mi abbia appena salvato non dico la vita, ma la giornata di scuro!”. 

    È stato un momento pazzesco, e la stessa cosa mi è successa a Chicago con un gruppo di ragazze nere molto stilose, loro erano stilose, e io sono passata e una mi ha detto proprio “mi piace il tuo stile, e io gli ho detto beh a me piace il tuo!”.

    E questo, poi insomma, una volta che stai tanto in Stati Uniti, sarà successo insomma anche a te tantissime volte, è proprio una cosa normale.

    Manuela: Assolutamente, è vero! È capitato anche a me, all’inizio capitava in subway, in metropolitana.

    Capitava ovviamente dalle donne no? Come stai dicendo esattamente tu.

    Si avvicinavano, e quindi io dentro di me essendo appunto l'inizio, avevo quell'attimo di diffidenza, una persona ti si avvicina e non sai cosa ti deve dire, invece ti fa un complimento. Come dici tu rimanevo proprio con gli occhi a cuore, tipo, grazie che ti sei scomodata per fare questo!

    E negli anni, è diventato un comportamento naturale anche per me nel farlo agli altri!

    Marta: Eh, lo immagino! Guarda io ho cercato di farlo in Italia, ne ho parlato ogni tanto anche con la mia community non mi ricordo dove, però insomma c'è una fazione che dice “ma continua a farlo!” e un'altra parte che dice “cavolo, per noi effettivamente è una cosa!”.

    Perché non siamo proprio abituati o abituate.

    Se lo fanno gli uomini, e molto spesso e così, non sono commetti e apprezzamenti graditi e non richiesti, se si fa tra donne e rimane sempre quella sensazione di “mi stai prendendo per il culo o sei sincera?”.

    Non si capisce, eppure è una delle cose degli Stati Uniti che davvero ti fa sentire parte di qualcosa, perché le persone comunicano anche per dire “oh, ma che bella maglietta che hai” oppure non so “mi piacciono i lacci delle tue scarpe”. 

    Qualsiasi cosa, sarebbe bello farlo anche qui.

    Manuela: Assolutamente! Perché questa cosa effettivamente di alzare gli occhi, di osservare gli altri, vedere la bellezza degli altri, che poi non è solo la bellezza fisica nel senso che passa una persona che oggettivamente bella secondo gli standard è bella. 

    C'è è proprio vedere la bellezza di qualcun altro e non avere nessuna remora nel dirglielo, perché in effetti non c'è niente di male, anzi è solo bello.

    Marta: Eh, esatto, bellissimo!

    Manuela: Ti sei mossa e ti muovi spesso tra gli immensi spazi che caratterizzano gli Stati Uniti, questa vastità, che effetto ha avuto su di te?

    Marta: Beh, non saprei come dirlo in una parola, è tante sensazioni insieme, sia emotive sia spirituali, in un certo senso sia di conoscenza.

    Parto da quest'ultima, la vastità dello spazio è una cosa negli Stati Uniti imprescindibile, cioè è impossibile da non vivere, da non notare. 

    Questo mi ha, per esempio molto spesso, posto delle domande rispetto a “cosa significherebbe vivere in un contesto così isolato rispetto a gli altri?”.

    Magari c'è un paesino che ha proprio le classiche due case e il benzinaio e poi il paesino successivo e a due ore di macchina, nel mezzo non c'è niente no? 

    E quindi mi sono immedesimata molte volte in questi contesti, e mi è servito tantissimo per capire molti aspetti dell’Almerica, non solo di provincia ma oltre. 

    Cioè l'America di questi spazi così isolati, cosa significa per chi vive lì avere a che fare con il governo di Washington? 

    Arriva la potenza del governo di Washington? C’è la possibilità di capire, di sentirsi parte di uno stato, di una nazione o pensi solo a sopravvivere in quello spazio così enorme? Questo sono domande importanti per me ovviamente, per mio studio e la mia ricerca, anche rispetto per esempio al tema delle armi che oggi è così giustamente al centro dell'attenzione. 

    Mi sono chiesta, mai se io vivessi qua, la vorrei un'arma o no? E spesso mi sono sentita rispondere sì, certo che la vorrei. Perché mi servirebbe per difendermi, perché qua arrivano orsi, coyote, cioè può arrivare di tutto no? 

    E tu sei completamente isolato, chiaramente il mio discorso sulle armi poi si fermerebbe lì eh, tutto il resto mi veda assolutamente contro! Non vorrei essere fraintesa, però a livello proprio di conoscenza degli americani, mi serve farmi queste domande, mi serve frequentare questi spazi.

    Poi c'è l'aspetto spirituale, come dicevo io non credo nella versione di Dio che ci viene insegnata al catechismo, per esempio, quella non è una cosa in cui credo.

    Ma mettermi in relazione con questa vastità, con questa grandezza, mi spinge a vedere i limiti dell'umano e del divino, mi serve proprio come esercizio mistico anche per andare fuori da me stessa. Per cercare di capire come sto io in relazione a questi elementi, chi sono io in relazione a questo deserto pazzesco o il pacifico o le Great Plains, le grandi pianure. 

    “Cos'è un uomo, una donna, un animale rispetto a questo spazio? “.

    Quindi grandi domande e grande ricerca, anche spirituale e poi c'è ovviamente l'aspetto emotivo, che è quello che ti fa dire “cazzo, che figata!”, scusa il francese. Cioè che vai lì e dici “ma questo è il posto più bello dell'universo, ma io una cosa del genere non pensavo neanche esistesse!”.

    E queste tre cose si mischiano, tant'è che appunto i grandi spazi, poi i deserti soprattutto, e il pacifico sono i grandi spazi in cui io sto meglio.

    Manuela: Quando viaggi tieni un diario?

    Marta: Ahimè no. Non riesco, non ho tempo e devo dire che è un po’ questo me lo portano via i social in cui investo molto tempo nel raccontare i miei viaggi. Ci sono dei viaggi che però non comunico.

    Manuela: Mi sembra giusto! 
     

    Marta: Eh lì, uso molto la fotografia.

    La fotografia si diventa un po’ il mio diario, forse anche perché appunto, io scrivo e leggo per lavoro e quindi forse il mio diario passa di più attraverso le immagini. Faccio tante foto che poi riguardo personalmente, non pubblico e tengo per giustamente per me. Quindi sì, forse la risposta in realtà è sì, però sotto forma di immagini.

    Manuela: Cosa fa di un compagno di viaggio un grande compagno di viaggio?

    Marta: Guarda, mi sono passati davanti agli occhi miei compagni di viaggio più compagni di viaggio, diciamo quelli con cui condivido anche insomma tutta un'idea di America, che sono Claudio, Francesco, Valeria e Irene che amano gli Stati Uniti come li amo io ovviamente prediligendo altre cose, per cui lì sai che stai condividendo la tua passione con una persona che la condivide allo stesso modo. 

    Però ti diro la verità il compagno di viaggio appunto che diventa un grande compagno di viaggio è quello che si unisce a te nella sensazione di sorpresa secondo me. Quella sensazione lì, che forse anche lei è una favilla, puoi ritrovare in ogni persona sicuramente quindi anche in persone che amano tutt'altro rispetto a te e in ogni circostanza. Può essere, mi vengono in mente scene per esempio molto legate alla musica, in particolare, quindi in questi viaggi in cui abbiamo visto un concerto, siamo stati in un pub e abbiamo scoperto insieme uno stesso modo di vivere, quel momento lì, è quella scintilla effettivamente una favilla anche questa no? Che si crea, non vorrei usare riferimenti troppo concreti, nel senso, certo un compagno di viaggio vero è quello con cui non litighi o se litighi sai come risolvere, è quello che ti tiene il lembo della mappa e tu tieni l'altro, chiaramente questo è chiaro. Però ci sono proprio delle sorprese ogni tanto che dici “ah, allora anche tu sei la mia squadra, allora se viaggiamo insieme ce la godiamo sicuramente alla grande!”.

    Una compagna di viaggio così è stata mia madre.

    Mia madre è venuta a fare uno dei miei viaggi, perché ha detto “ma io dovevo capire cosa a fmia figlia, perché non mica capito!”. Allora è venuta a fare il viaggio in Texas, e lì io ho visto proprio che durante una lettura di Larry McMurray, in un paesino del Texas con il niente intorno, lì è proprio scattata quella cosa e ho visto che lei è entrata proprio nella dimensione in cui ero io. 

    E da lì, infatti, poi è stato un entusiasmo incredibile, comune, condiviso.

    Manuela: Che bello!
    Domanda magari banale ma irresistibile.

    Marta: Per me non esistono le domande banali, solo domande interessanti, quindi vai!

    Manuela: (Manuela ride)

    Se potessi viaggiare, on the road ovviamente, con uno dei tuoi personaggi letterari preferiti, con chi saliresti in macchina?

    Marta: Allora, sarò io stessa banale, posso dirne due?

    Manuela: Certo!

    Marta: Sarò banalissima, uno è Kerouac, per forza, ma perché una persona che ama l'America, per forza vorrebbe percorrerla con la prima persona che ha proprio equiparato l'America, la scrittura e la libertà. È proprio una roba che secondo me trova d'accordo tantissime persone, quindi Kerouac, purtroppo dovrei allenarmi certo con il consumo di alcol e droga, che non mi caratterizza ecco; quindi, non so quanto durerei però vabbè con l’alcol potrei avere qualche speranza, con le droghe direi di no, però insomma è un'esperienza che farei volentieri.

    E restando sempre un po’, non vado molto lontana in realtà da dalla figura di Kerouac, io amo moltissimo un personaggio che purtroppo è mancato qualche anno fa che è Sam Shepard.

    Sam Shepard era un attore, drammaturgo, era il migliore amico di Patti Smith, era un poeta, uno scrittore e soprattutto era un cowboy moderno cioè una persona che viaggiava tantissimo per queste strade americane secondarie, in questi posti appunto dove non andrebbe cane e scriveva e notava delle cose (e da lui che prendo tanta ispirazione per osservare, osservare la realtà che ho intorno) e viaggiare con lui penso che mi commuoverebbe dal primo minuto all'ultimo e sarei continuamente in uno stato di osservazione sua e di condivisione del suo sguardo… e mi piacerebbe da morire. Lui ha scritto dei libri che sono un po’ difficili da leggere forse per chi non è tanto avvezzo alla frammentarietà perché scrive racconti brevi, frammenti, pagine di diario, poesie sparse però ha saputo cogliere degli Stati Uniti l'anima nomade che proprio più mi affascina. 

    Quindi loro due, so che non sono di nuovo molto originale però chi se ne frega!

    Sono proprio due persone, due uomini con cui viaggerei volentieri.

    Manuela: Si, sarebbe bello vedere la documentazione poi di questo viaggio, sarebbe fantastico!

    Marta: Magari! 

    Manuela: Per quale cattivo della letteratura americana, ovviamente immaginario, fai segretamente il tifo?

    Marta: Beh, Patrick Bateman, purtroppo mi dispiace, io vi chiedo scusa, cioè veramente va contro ogni mio principio ma sono onesta che è il protagonista di American Psycho

    Tutti i protagonisti di Bret Easton Ellis, io insomma sono una sono una loro fan. 

    Essendo anche una persona che fa questo lavoro, so bene perché faccio il tifo, cioè ogni tanto vedere nero su bianco le nostre (intendo come specie umana) perversioni più crudeli, più aberranti è catartico perché ovviamente le detona, cioè le esorcizza e tu ti senti forse tu più purificata vedendole su una pagina no?

    Per cui Patrick Bateman sicuramente ha anche cambiato tante cose nella mia visione della letteratura americana, per cui è sicuramente un cattivo per cui faccio il tifo. 

    E poi se posso aggiungerne uno, che è extra letterario, Tony Soprano ovviamente, mi tocca.

    Manuela: Si, capisco!

    Adesso è il momento delle Rapid Fire Questions.

    Cinque domande che pongo a tutte le ospiti delle Faville alla fine di ogni episodio. Momento che mi diverte molto.

    Marta: Comincia, sono pronta!

    Manuela: Il libro che ha cambiato tutto?

    Marta: Eh, forse qua ho rovinato la sorpresa perché effettivamente il libro che è cambiato tutto è stato American Psycho di Bret Easton Ellis, letto a Berlino. 

    o ho vissuto a Berlino per un anno in maniera un po’, insomma difficile, e ho letto questo libro e ho pensato “beh, la mia vita ora è cambiata!”.

    Soprattutto quando sono arrivata al finale, non lo dico ovviamente, sono tre parole e lì ho pensato “questo è un genio, da oggi la mia vita sarà diversa perché quello che ho letto non l'avevo mai letto prima, e adesso io voglio inseguire questa cosa!”.

    È stata una sensazione che non saprei esprimere meglio, ma ha cambiato proprio tutto.

    Manuela: Il migliore consiglio che hai ricevuto nella tua vita o nella tua carriera?

    Marta: Ah dunque, a parte che penso che i consigli poi un po’ come le batterie no? Quando finiscono la loro potenza uno poi tende un po’ a dimenticarli.

    Manuela: Bella questa cosa, è vero!

    Marta: Perché consigli ce ne danno continuamente no? Però io mica me li ricordo tutti e qualcuno lo seguirò, qualcuno no. 

    Probabilmente ne ho due. 

    Uno me lo sono tatuata, e non era un consiglio che è stato dato a me personalmente ma ero al Salone del Libro del 2016 o 2017, è uno scrittore sempre americano ovviamente, Jonathan Lethem stava presentando il suo libro e a un certo punto disse “beh, quando le cose non vanno come avevi pensato, l'unica cosa che resta da fare è embrace plan B cioè “abbracciare, accogliere il piano B”. 

    E questa cosa per me che sono una che vorrebbe sempre avere un po’ le cose sotto controllo, pensare di accogliere il piano B, quello che non avevi pensato e che magari sarà meglio, sarà peggio chi lo sa, però ti metterà di fronte a degli scenari che non avevi minimamente ipotizzato. 

    Mi ha talmente flippato quella frase che me la sono tatuata e quindi non potrei non citarlo. 

    Un altro consiglio di cui però qua invito tutti e tutte a vederne l'efficacia, me l'ha dato mio padre qualche giorno fa in realtà.

    L'ho portato a vedere top Gun, appunto sull'onda nostalgica degli anni ‘80 e ’90, e c'è una frase, ovviamente la frase super retorica, super così altisonante che viene detta e dunque in italiano è…non pensare agisci. 

    E questa cosa di nuovo, e io mio padre mi fa “guarda quello che dice Tom Cruise al suo pilota lì, lo devi fare anche tu! Non pensare, agisci!” e allora ho detto “ma sai che hai ragione!?”. Adesso ci penserò a questo consiglio, vediamo dove mi porterà.

    Manuela: Eh sì, è interessante perché effettivamente a volte ci si ritrova davvero a pensare troppo magari, a parte le giuste considerazioni, quelle sane, ovviamente questo consiglio non ti dice “sii una scavezzacollo!”. Però, a volte, bisognerebbe mettere un punto.

    Marta: Eh, si, davvero!

    Poi, appunto, io sono una persona estremamente riflessiva, fin troppo per certe cose, per cui ha colto nel segno dicendo smolla un po’ tutti questi pensieri e agisci.

    Manuela: Cosa c'è sul tuo comodino?

    Marta: Allora, il mio comodino è una lunga mensola rossa e sopra ci sono una lampada, che era di mia nonna. Ci sono tre libri di Sam Shepard appunto, che leggo così ogni tanto, uno di Stephen King poi ci sono tutti i libri di Italo Calvino che è stato il mio grande amore prima di scoprire l'America. 

    (Marta ride)

    E poi ci sono tre pupazzetti Fanko, ehhh non so se hai presente?

    Manuela: No.

    Marta: I pupazzetti Funko sono dei pupazzetti piccolini, rigidi non sono peluche, che sono stati fatti da una azienda americana che ha sede nello stato di Washington. 

    E ritraggono tutta una serie di personaggi delle serie tv della Pop Culture in generale no? E quindi, io ho John Snow, che mi protegge nella notte.

    Manuela: Mi sembra giusto!

    Marta: hahah, e poi Slash e Axl Rose dei Guns N’ Roses, che insomma sono stati e sono il mio gruppo preferito, e loro sono lì che mi vegliano durante la notte.

    Manuela: Andrò a googolarli immediatamente appena finita questa puntata!

    Marta: Immediatamente, ok! 
    (Marta e Manuela ridono)

    Manuela: Su cosa generalmente le persone si sbagliano su di te?

    Marta: Ah, questo guarda, dirò una cosa molto personale che spero aiuti anche altre donne o altri uomini. 

    Spesso il fatto che io lavoro con i libri, lavori maneggiando una materia intellettuale, sicuramente fa sì che le persone si facciano un'idea di me un po’ totalizzante, come se quella fosse tutta la mia vita, soprattutto per quanto riguarda le relazioni con gli uomini no? 

    Per cui, io sono ahimè purtroppo eterosessuale penso sempre alla frase che dice che “se le l'orientamento sessuale fosse una scelta, le donne eterosessuali smetterebbero subito”. 

    (Marta e Manuela rodono)

    Ecco, effettivamente ha un senso! 

    A me gli uomini intellettuali, per esempio, non piacciono per niente. 

    Oddio, sì certo, devono avere un cervello, un interesse, devono saper ragionare, però per esempio io sono molto attratta (in generale, anche per quanto riguarda le amicizie e le relazioni forti) da persone diverse da me.

    Oppure, faccio delle cose, che è strano per me, è stranissimo, faccio delle cose come ho fatto la barista diciamo, lavoravo, facevo i cocktail, ballavo sui tavoli no? 

    E questa immagine di me, cozza con la persona che lavora con i libri.

    Manuela: Marta che legge tutto il giorno e basta non fa nient'altro. 

    Marta: Esatto, cioè no, ci possono essere tanti aspetti in una persona no? 

    Anche di segno molto diverso, per cui a me magari piacciono persone, uomini che si occupano di sport, che fanno i falegnami, che fanno un'altra cosa. 

    Ecco, non pensate che proprio se arriva da me uno e mi cita Cormac McCarthy, io cada sui piedi…oddio, forse con Cormac McCarthy si. 

    Insomma, non è non è la persona intellettuale che mi affascina, questa è una cosa che ho scoperto, perché io non l'avevo realizzata, però un sacco di persone dicono “eh, ma sicuramente ti piacciono gli uomini che leggono!”.

    Che possono fare un'altra cosa, è questa compartimentazione degli interessi la trovo limitante perché tutte le persone sono fatte di cose diverse. Io leggo e mi occupo di libri, questo non fa di me no una persona che fa quello al 100%.

    Manuela: Qual è l'ultima cosa che hai imparato?

    Marta: Guarda, bellissima domanda, perché in questo periodo sto imparando a curare un orto. È una cosa nuova per me, sì, io abito in una villetta diciamo in città e la persona che se ne occupa dell’orto è andata via e c'è un orto suo sotto e mi ha chiesto se me ne occupavo. 

    Io non mi sono mai occupata di un orto nella mia vita, però ho detto, va bene lo farò. E così tutte le sere e ogni qualvolta ce n'è bisogno, vado e mi prendo cura di questo orto, e ti assicuro che mi fa sentire molto bene. 

    Sia perché ovviamente mettere le mani nella terra e curare la terra fa bene in generale, ma poi perché è una cosa che insomma non avevo mai fatto. 

    E mangio anche quello che coltivo. 

    È una cosa nuova per me, quindi rimango proprio sul concreto per questa risposta.

    Manuela: Che bello, invidia buonissima questa proprio.

    Marta dove possiamo trovarti su Internet?

    Allora, un po’ dappertutto. Io ho il sito lamcmusa.com che si aggiorna periodicamente con le novità.

    Ho chiaramente un'attività più quotidiana su Instagram dove appunto sono sempre @la_mcmusa, Twitter, Facebook che uso un po’ di meno. 

    Adesso ho aperto un canale Telegram, che mi da tantissima gioia, perché ho riacquistato un po’ di piacere nell'uso dei social, proprio per la condivisione quindi ogni giorno della settimana (quindi weekend no) condivido una piccola cosa americana, un piccolo stimolo, una piccola storia. 

    Poi ho una membership, che curò insieme alla mia socia Valeria Sesia, che è appunto un abbonamento che comprende tre menù diversi.

    Offriamo dei contenuti in esclusiva.

    E poi ovviamente c'è la mia newsletter Sogni Americani che è su Substack, ma insomma la trovate dal sito facilmente, e ogni due settimane, un sabato sì e un sabato no, racconto una storia americana che parla di sogni, controversie che non sempre sono sogni ma spesso possono essere anche incubi o almeno brutti sogni, che è un po’ il mio modo di raccontare la complessità degli Stati Uniti, inserendo anche ovviamente anche libri, i ritratti di persone, di luoghi, reportage eccetera.

    Quindi diciamo che sono abbastanza dappertutto sul web tranne che su Tik Tok, per il momento, ma chissà un giorno o l’altro magari arriverò anche lì.

    Manuela: Per fortuna che sei dappertutto!

    Marta: (Marta ride) Grazie!

    Manuela: Io pur vivendo da tanti anni qui in America, da quando seguo il tuo lavoro, ho davvero capito, carpito è notato cose di questo paese che prima non vedevo così chiaramente, quindi grazie!

    Marta: Mi fa davvero piacere guarda, detto da te è veramente un'enorme soddisfazione perché mi interessa tanto confrontarmi e condividere le mie ricerche con chi vive proprio questa materia, quindi ti ringrazio davvero tantissimo. 

    Manuela: Grazie a te e anche grazie mille per queste chiacchiere super belle che abbiamo appena fatto. 

    Marta: Sono io a ringraziare te, mi sono tanto divertita e ho anche detto delle cose che non avrei detto a nessun altro, quindi brava, brava, brava per questa intervista e per tutte le altre che hai fatto è che farai.

    Manuela: Grazie, grazie mille Marta.

    Marta: Grazie a te.

    Take Away:

    Da questo episodio mi porto un’ennesima conferma sulla libertà. La libertà di poter essere noi stessi è quello che serve per dare vita a percorsi che ci rispecchiano e che diventano unici.

    E che è possibile portarsi questa libertà ovunque si va, perché una volta assaporata, poi rimane tua, anche quando si vive in tempi in cui la libertà cercano di portarcela via.

    Un’altra cosa mi porto a casa dalle chiacchiere con la McMusa e seguendo il suo lavoro e che nella complessità possiamo trovare le risposte che ci servono per capire cose che spesso ci sembrano incomprensibili, perché nessuna persona e nessun luogo sono una sola cosa soltanto.

    Io vi do appuntamento al prossimo episodio e intanto vi auguro di esplorare, qualunque cosa vi faccia sentire bene.

    Ciao e a presto.

    Le faville è un podcast scritto e prodotto da me, Manuela Roncon. 

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