Smettere di rimandare
Manuela Roncon
Procrastinare è davvero solo pigrizia?
Ne parlo in questo nuovo episodio e condivido alcune strategie che mi hanno aiutata a smettere di rimandare.
La procrastinazione è uno dei nemici numero uno delle Faville.
Avete presente quando abbiamo in calendario una scadenza? Tipo un esame, il design di un nuovo logo, il discorso da preparare per un evento importante, un progetto che vorremmo davvero portare avanti e invece siamo lì che scrolliamo il nostro feed di Instagram o decidiamo di fare uno spuntino anche se abbiamo mangiato un’ora fa, riguardiamo le foto del mare del 2012 e ci viene un’improvvisa voglia di fare giardinaggio?
Scoprire cosa ci induce a mettere in piedi questo meccanismo è cruciale per smettere auto sabotarci.
Buon ascolto!
(^_^)
“Procrastinare è un meccanismo che non posso bloccare a priori perché credo che sia una sorta di riflesso incondizionato. Però imparare a riconoscerlo mi permette di ridurlo ai minimi termini fino ad annullarlo, in molti casi.”
— Manuela Roncon
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Ciao a tutte, tutti e tutt*,
In questo mini-episodio vorrei parlare di procrastinazione.
Io non so voi, ma sono stata cintura nera di questo sport per tantissimi anni
e ora nonostante l’età mi difendo ancora benissimo nel praticarlo.Scherzi a parte, l’atto di procrastinare e una delle cose che ho male interpretato
per molti anni, fino a quando ho iniziato a indagare e scoprire perché era così irresistibile
cadere e ricadere nelle stesse azioni e nella tentazione di rimandare.Avete presente quando abbiamo in calendario una scadenza, tipo un esame, il design di un nuovo logo, il discorso da preparare per un evento importante, un progetto che vorremmo davvero portare avanti e invece siamo lì che scrolliamo il nostro feed di Instagram, o decidiamo di fare uno spuntino anche se abbiamo mangiato un’ora fa, riguardiamo le foto del mare del 2012 e ci viene un’improvvisa voglia di fare giardinaggio?
Ecco, e subito dopo avere procrastinato appunto ci sentiamo, tristi, affannati nel cercare di recuperare il tempo perduto, delusi dal nostro comportamento e anche un po’ falliti.
Ecco, in questi momenti, tanti anni fa avrei voluto che qualcuno mi spiegasse e mi mostrasse la dinamica della procrastinazione sotto un punto di vista diverso da quello più comune, ovvero, procrastini perché sei pigro e non hai voglia.
Purtroppo, nessuno me lo ha mostrato nella vita di tutti i giorni, queste cose non le insegnano a scuola e gli adulti che avevo accanto non sapevano che ci fossero altre spiegazioni a questo comportamento; quindi, potevano solo leggere questi comportamenti come pura pigrizia.
Al tempo stesso però mi capitava di osservare persone che stimo e considero particolarmente brillanti cadere in questi meccanismi, così ho iniziato a leggere per conto mio a proposito di questo argomento, da molti punti vista.
Procrastinare può significare moltissime cose e io non voglio sostituirmi a quello che uno psicologo potrebbe dire a riguardo, ma ho capito a mie spese e leggendo molto che procrastinare è un modo per evitare lo stress che provoca fare qualcosa che in qualche modo ci spaventa, non ci piace o a cui teniamo a tal punto che l’immediata soddisfazione che proviamo nel rimandala ci aiuta a ritardare il momento in cui dobbiamo confrontarci con quella cosa.
È una specie di meccanismo di difesa che ci protegge, ovviamente tra virgolette, da sensazioni che non vogliamo affrontare.
Riconoscere questo pattern e questi meccanismi, mi ha portato a non procrastinare mai più?
No! Hehe, sarebbe troppo facile.Procrastinare è un meccanismo che non posso bloccare a priori perché credo che sia una sorta di riflesso incondizionato però imparare a riconoscerlo mi permette di ridurlo ai minimi termini fino ad annullarlo, in molti casi.
Capire che il mio cervello non è pigro, ma che sta solo mettendo in atto strategie per non farmi sentire inadeguata, preoccupata e stressata mi ha aiutata a prendermi del tempo per indagare da dove vengono queste preoccupazioni. E questa indagine, come ho ripetuto spesso, non dobbiamo per forza farla da soli.
Una volta capito cosa scatena la voglia di procrastinare ci sono delle piccole strategie che ho imparato a mettere in atto, apprese da libri e da mentors con cui ho avuto l’occasione di parlare di questo argomento.
La prima è sicuramente fare qualcosa, agire.
Interrompere questo loop di pensieri e torpore con un’azione concreta è super efficace.
Mettersi lì e fare una piccola azione verso la nostra scadenza, sedersi e dedicare anche solo trenta minuti al task che dobbiamo completare.Trenta minuti sono un lasso di tempo breve ma sufficiente per entrare dentro al progetto e in molti casi verrà spontaneo allungare quel tempo.
Il secondo è prendere il progetto e suddividerlo in piccoli e super digeribili passaggi, anche se sembrano banali. E se ci sembra ancora troppo difficile, suddividerli in passaggi ancora più piccoli. In verità quello che ci sembra banale non è nient’altro che un processo super digeribile e che ci facilità il lavoro.
Dopo tutto l’alternativa come dicevamo è scrollare Instagram per poi sentirci uno schifo subito dopo.
Il terzo è creare l’atmosfera giusta. Lavorare in un luogo che ci piace e che soddisfa i cinque sensi è importante. Magari vi sembrerà ovvio, oppure inutile, invece è importante.È importante dedicare un pochino di tempo nel trasformare per quanto possibile la nostra postazione di lavoro in un luogo che ci piace guardare, che sia comodo, che abbia un odore che ci piace e magari mettendo la playlist giusta. Alla fine è del nostro tempo che stiamo parlando e merita attenzione tanto quanto il resto.
La quarta cosa importante è riflettere sul quanto tempo ci vuole davvero per fare le cose.
E in molti casi ci vuole sempre più tempo di quello che abbiamo previsto.
Spesso quando ci sediamo e facciamo le nostre to do list finiamo con scrivere elenchi chilometrici di cose da fare, tutte prima delle sei di questa sera!
Siamo circondati da gente che ci fa’ vedere, specialmente sui social, una vita stra-produttiva.
Ma la verità e che per fare le cose ci vuole tempo e imparare a conoscerlo e misurarlo ci aiuta a non arrivare a fine serata depressi per non avere spuntato tutte le voci sulla lista.Anche io ho scritto to do list lunghissime come gli scontrini qui in America!
Eheh si, qui quando si va in farmacia o in qualunque altro posto e si acquista ad esempio uno spazzolino, per ragioni che non so, ti viene dato uno scontrino lungo 40 centimetri almeno.
La prima cosa che ho imparato a fare è stata, scrivere una to do list con tutto quello che avrei voluto fare nella giornata e poi cancellare almeno la metà di quelle voci.
Questo mi ha portato a stabilire delle prospettive più realistiche.
Anche se poi questa tecnica si è affinata molto negli anni ma possiamo parlarne in altri episodi.La quinta è certamente pensare alla ricompensa.
Ovvero prendere una delle distrazioni che utilizziamo quando procrastiniamo, ad esempio guardare l’episodio su Netflix della serie che piace molto, e decidere di concedercela alla fine del compimento di alcune di quelle voci sulla lista. Premiarsi per avere fatto cose che alla fin fine facciamo per noi stessi è utile e anche molto appagante!
Sono sicura che molti di voi conosceranno la “tecnica del pomodoro” o Pomodoro Technique.
Beh, questa tecnica, semplice e super efficace, ha portato un sacco di benefici nella mia giornata. La spiego velocemente per chi non la conoscesse.
Francesco Cirillo ha creato questa tecnica alla fine degli anni ’80.
Il nome di questa tecnica viene dalla tipica forma di pomodoro dei timer da cucina che in molti avevano in casa in quegli anni. Questa tecnica è utilizzata da milioni di persone e consiste nel dedicarsi ad un progetto per venticinque minuti e poi fare cinque minuti di pausa,
dedicandosi a qualunque attività ci faccia rilassare e poi naturalmente ricominciare per altri venticinque minuti e così via.
Su internet potete trovare Apps e timer digitali basati su questa tecnica, ma un timer qualunque, anche quello della cucina appunto svolge perfettamente la sua funzione. Ovviamente potremmo usare il telefono, certo!
Ma io preferisco tenere lontano questo oggetto diabolico e sexy nei momenti in cui già faccio fatica ad essere produttiva.
L’ultima strategia, che poi alla fine forse è quella che conta di più, è provarci!
Alzarsi e sedersi davanti a quello che dobbiamo fare, anche se ci sembra di provare a spostare gambe pesantissime come macigni.
Una volta seduti li davanti, anche se poi dovessimo rialzarci per tonare dopo poco a scrollare Instagram.
Provare e riprovare senza giudicarci e ricordandoci che non è pigrizia, ma molto di più.
Io vi do appuntamento al prossimo episodio con una nuova ospite straordinaria che ha decisamente ispirato questo episodio che volevo fare da un po’.
Nel frattempo, vi auguro di sedervi davanti a quella cosa che avete paura di fare e di dialogarci un po’.
Ciao e a presto!