L’illusione della fine dell’anno
Manuela Roncon
In questo ultimo episodio del 2021 parlo dell'ansia della fine dell'anno e di come ho imparato a gestirla. Della pressione sociale sugli anni che passano, di dedicare tempo a mettere a fuoco cosa si vuole per se stessi, dei vantaggi di dialogare con la paura e di come ho imparato a gestire il mio Bianconiglio.
Auguri.
Buon ascolto!
(^_^)
“Il numero delle cose riesco o non riesco a fare in un anno non mi definisce.”
— manuela roncon
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Benvenuti a un nuovo episodio del podcast Le faville, la serie dedicata col momento preciso in cui sentiamo che tutto sta per cambiare.
La favilla è quella cosa che a un certo punto sboccia, salta, nasce e ci spinge a cambiare, creare, distrugge, ricostruire e ripensare ogni cosa. In questo spazio voglio celebrare le faville di persone molto diverse tra loro, farmi raccontare come le hanno ascoltate e in quale luogo si sono fatte portare attraverso conversazioni organiche e libere.
Ciao a tutte, tutti e tutt*,
In questo episodio un po’ speciale vorrei parlavi della fine dell’anno e del suo impatto.
Quanta pressione alla fine dell’anno.
Quanto investiamo in questo timer che sistematicamente si azzera.
Eppure, tolto il momento sicuramente molto bello in cui celebriamo insieme alle persone che amiamo, non succede nulla.
Niente cambia davvero.
Io ho sempre sentito la pressione di questo giorno, la fine dell’anno diventava il momento della resa dei conti, pieno di auto-giudizi sui mancati obiettivi, la solita puntuale sensazione che invece tutto avrebbe funzionatodal primo gennaio in poi.
Avevo l’illusione, solo perché l’anno stava ricominciando, che avrei trovato il modo e l’energia di fare tutte le cose procrastinate fino a quel momento.
E non andava mai così.
I buoni propositi poi, uff quelli erano tanti, e venivano dimenticati più o meno alla fine di febbraio.
Poi però qualcosa è cambiato.
Ho capito che tutto ciò che desidero: realizzare progetti, viaggi, scelte, esperienze, sviluppare e coltivare abitudini che mi interessanoè in realtà un processo molto più lungo.
Il reset che genera l’arrivo del nuovo anno, se non per aiutarmi a scandire il tempo, non ha pressoché nessun valore.
Non intendo affatto dire che con questo non sia importante pianificare o darsi degli obbiettivi e delle scadenze annuali. Riflettere sull’anno passato e valutare cosa abbiamo fatto bene e cosa possiamo fare meglio è fondamentale, ma solo se diventa una lente per conoscerci meglio e guidarci verso quello che ci piacee non come uno strumento di giudizio.
Il numero delle cose riesco o non riesco a fare in un anno non mi definisce.
A volte, non raggiungere un obiettivo entro l’anno non è sintomo d'inadeguatezza, a volte per fare qualcosa dobbiamo fare in modo che più di elementi combacino, esperienza, serenità mentale, la vita che ci gira attorno, la paura che ci fa procrastinare.
A volte, dobbiamo dare spazio a un aspetto piuttosto che a un altro.
E non possiamo farci nulla, altrimenti, la ruota si blocca.Magari vogliamo iniziare un progetto, abbiamo abbastanza esperienza, ma siamo in un momento emotivamente fragile e abbiamo bisogno di dare attenzione alla nostra salute mentale. Altre volte siamo forti emotivamente e non abbiamo esperienza, altre volte ancora il contesto familiare in cui viviamo è troppo complesso. Siamo persone tridimensionali, e creare armonia non è semplice.
Gli obbiettivi che ci poniamo spesso in realtà hanno tempi molto più lunghi e a volte sottostimiamo il lavoro da fare, gli imprevisti e le probabilità.
Una persona per me estremamente speciale un giorno mi ha detto: “Manuela, per vivere ci vuole tempo”.
E infatti è così, c’è questa idea malsana che tutto vada fatto subito, che ha 40 anni devi avere il lavoro perfetto, una famiglia, dei figli, avere fatto tutte le scommesse importanti e avere corso tutti i rischi, perché da lì in poi sei in discesa verso la tomba. E direi che questa storia la raccontano in particolare a noi donne, ma alla fine, seppur con qualche anno di scarto, anche per gli uomini non marca benissimo dopo una certa età.
Viviamo nella società della performance per citare il libro dei filosofi Andrea Colamedici e Maura Gancitano di edizioni Tlon, che se non avete ancora letto vi consiglio di leggere.
Io dico che queste sono un mare di cose che nel 2021 non hanno davvero più nessun senso.
Io credo che ogni età o momento siano buoni per stravolgere la nostra vita, cambiare lavoro, interrompe una relazione che non funziona più, viaggiare o fare nuove esperienze, scegliere di provare a essere la persona che vogliamo essere anche se ci guarderanno pensando che siamo impazziti. La verità, almeno secondo me, è che, come mi ha detto sempre quella persona estremamente speciale, “Gli anni, Manuela, passeranno comunque, non è meglio iniziare a fare quella cosa che vuoi fare, anche se ti sembra tardi? Anche se ci vogliono che so’ cinque anni? Perché cinque anni passeranno comunque ”.
Stando alla società attuale dovremmo smettere di fare le cose importanti una volta raggiunti i quarant’anni, tenerci la vita che abbiamo e poi passarne altri quaranta (perché poi la media è quella) diventato insoddisfatti e incazzati con la vita.
Non è mai tardia meno che non abbiamo molta paura; in quel caso sarà sempre tardi.
Io ho pensato e penso molte volte che sia tardi, ma la verità è che spesso ho solo molta paura, enon c’è nulla di male ad avere paura.
La paura, in un certo senso è anche essa un tool che ci aiuta a restare vivi, che contribuisce a farci stare in un luogo sicuro. Ma un luogo sicuro non è sempre sinonimo del posto giusto. Credo sia importante imparare a dialogare con la paura e capire quando la si può mettere da parte.
Io ho iniziato a sentirmi più contenta e rilassata verso la fine dell’anno quando ho iniziato scrivere i miei desideri e le mie aspirazioni, e ho iniziato a crearmi dei realistici piani per arrivarcie ho capito che l’obbiettivo non è realizzarli tutti e subito, ma spesso, per via di quella tridimensionalità di cui parlavo prima bisogna correggere il tiro, prolungare e riorganizzare e non c’è nulla di male nello spostare le scadenze. Se le spostiamo è perché di fatto non eravamo pronti in tempo oppure è il tempo stesso che abbiamo scelto a non essere sufficiente.
Ho iniziato a essere più felice quando ho imparato a zittire il Bianconiglio di Alice che mi correva dietro urlandomi “È tardi!!!” E chiedermi sopratutto perché mi sembrava di essere in ritardo, e per cosa.
Pensare a cosa voglio per me è importante.
È un attimo sparire dentro a quello che conta per la famiglia, per la coppia, per gli amici, per la società o per gli altri in generale.
Quando non ci prestavo davvero attenzione accadeva sempre, sbiadivo sempre un po’ dentro ai piani degli altri.
Eppure secondo me questo è quello che ci tiene davvero su.
Avere una vita che può continuare anche senza l’altro, alimentata da quello che ci piace davvero è il motivo che ci fa stare insieme agli altri per scelta e non perché siamo finiti accidentalmente nella loro corrente.
So che fin quando continuerò ad avere un dialogo aperto con me stessa, e sarò disposta a riconsiderare quel dialogo facendo modifiche lungo la via, cercando di tenere obiettivi e desideri aggiornati con i miei cambiamenti interni e quindi evitando di restare attaccata a desideri che non mi appartengono più, l’anno che arriva sarà motivo di eccitazione e non di ansia.
Per osservarsi, ci sono mille metodi e tools online, io preferisco il taccuino e la penna e tempo durante l’anno e durante la settimana per riflettere e disegnare il tempo che posso controllare come piace a me.
Fatemi sapere su Instagram se siete interessati a conoscere alcuni dei metodi che utilizzo nello specifico.
Io intanto vi auguro di terminare questo anno nel migliore dei modi e di nuotare il più possibile nella vostra corrente.Buon 2022.
E vi aspetto a Gennaio con i nuovi episodi.
Ciao e a presto.