Scegliere
l’empatia
Momoka Banana
Si possono smantellare gli stereotipi a colpi di empatia e pacatezza? Ne parliamo con Momoka Banana, content creator, che ha portato la sua la community a conoscere meglio la Cina e le comunità asiatiche attraverso debunking di notizie, fact -checking e divulgando e raccontando la cultura cinese. Momoka ha scelto di fare tutto questo attraverso la lente all’empatia, un super potere potenziato dall’essere una ragazza di seconda generazione. Insieme abbiamo parlato di to do list, di come fare qualcosa che ci rende felici può farci uscire da momenti bui, della Cina e di Roma, di pigrizia, di procrastinazione, di guerriere sailor, del metodo del pomodoro e di divulgazione.
Buon Ascolto
(^_^)
“Il mondo non è in bianco e nero ci sono molte sfumature e inevitabilmente ho anche influenze cinesi; quindi, diciamo che col tempo c'è stata proprio una riappacificazione con le mie origini, che da bambina, anche per via delle prese in giro che ho subito a scuola mi facevano di discostare un po’ dalla Cina.”
— Momoka Banana
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Momoka Banana è una content creator, che ha portato la sua la community a conoscere meglio la Cina e le comunità asiatiche attraverso debunking di notizie, fact -checking e divulgando e raccontando la cultura cinese
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“Il mondo non è in bianco e nero ci sono molte sfumature e inevitabilmente ho anche influenze cinesi; quindi, diciamo che col tempo c'è stata proprio una riappacificazione con le mie origini, che da bambina, anche per via delle prese in giro che ho subito a scuola mi facevano di discostare un po’ dalla Cina.”
Benvenuti a nuovo episodio del podcast “Le Faville” la serie dedicata a quel momento preciso in cui sentiamo che tutto sta per cambiare. La favilla è quella cosa che a un certo punto sboccia, salta, nasce e ci spinge a cambiare, creare, distruggere, ricostruire e ripensare ogni cosa. In questo spazio voglio celebrare le faville di persone molto diverse tra loro. Farmi raccontare come le hanno ascoltate e in quale luogo si sono fatte portare, attraverso conversazioni organiche e libere.
Ciao a tutte, tutti e tutti*
In questo nuovo episodio chiacchieriamo con Momoka Banana.Momoka, che sicuramente molti di voi già conosceranno, è una content creator italiana di origini cinesi.
Da alcuni anni crea contenuti eccezionali e ironici che aiutano a smantellare pregiudizi, stereotipi e fake news sui cinesi.
Nel 2020 quando la pandemia del Covid-19 è iniziata, Momoka, stanca di leggere notizie d’odio e informazioni polarizzate ha scelto di iniziare una vera e propria attività di debunking aiutando chi la segue a capire meglio cosa stesse succedendo in Cina.
Momoka gli stereotipi li vive e li ha vissuti in prima persona e questi hanno influenzato molto la sua adolescenza portandola a distaccarsi dalle sue origini.
Crescendo ha trasformato questa sua condizione in un punto di forza, si è riappropriata della sua provenienza e della complessità di essere nata in bilico tra due culture.Momoka ha scelto di fare tutto questo attraverso la lente all’empatia, un super potere potenziato dall’essere una ragazza di seconda generazione.
Vedere ogni giorno il mondo da due punti di vista le ha insegnato a mostrare le cose con calma e razionalità e infatti i suoi contenuti aggregano.
Le due culture, così diverse in cui è cresciuta, a volte le hanno dato o tolto alcuni privilegi e libertà, lei però fin da super giovane ha scelto di non privarsi di quello che la faceva sentire felice, anche se ha significato vivere due vite differenti.
Insieme abbiamo parlato di to do list, di come fare qualcosa che ci rende felici può farci uscire da momenti bui, della Cina e di Roma, di pigrizia, di procrastinazione, di guerriere Sailor, del metodo del pomodoro e di divulgazione.
Buon ascolto!
Manuela: Ciao Momoka, benvenuta a Le faville.
Momoka: Ciao Manuela!
Buongiornissimo, come si dice da queste parti.
Manuela: Sono super felice di averti qui.
Tu ormai sei la mia musa delle cose carine, come le chiami tu!Momoka: È un super complimento e ti ringrazio un sacco!
Manuela: Che ormai chiamo così anche io, ma anche però delle cose serie!
Io ho iniziato a seguirti attraverso il tuo Canale YouTube, su Instagram e ovviamente sugli altri social, e oltre a farmi un sacco di risate, perché tu hai un'ironia davvero unica, ho potuto godere del suo lavoro che è estremamente informativo e anche necessario.
Momoka: Ci tenevo a fare il ringraziamento qua, perché passando molto tempo sui social un po’ mi sento in colpa, perché dico “sto perdendo tempo!”, però poi se ricevo dei feedback del genere, mi rincuoro e dico “allora non è tempo sprecato, sto facendo qualcosa di utile! Evviva”.
Manuela: No, no. Infatti, è super utile.
Penso che la cosa più naturale sia cominciare la nostra chiacchierata, iniziando da che cosa significa il termine ragazza banana, che vorrei che spiegassi tu.
E perché hai scelto lo pseudonimo Momoka Banana.
Momoka: Va benissimo.
Allora purtroppo mi duole dire che ragazza banana non l'ho inventata io come locuzione, sarebbe stato fico.
Ma io non la conoscevo proprio, me la disse una volta la mia maestra di cinese, perché non sapendo parlare cinese a 12 anni ho frequentato una scuola di cinese a Roma.
La maestra un giorno mi disse “Tu sei una ragazza banana.” Alchè le chiesi “Ma che vuol dire?”
E disse che sono cinese fuori e italiana dentro. Quindi la banana viene utilizzata come immagine per via dei colori. Ad esempio, ci sono anche i cinesi fuori e cinesi dentro, che vengono chiamate persone mango, sempre parallelismi con la frutta!(Momoka e Manuela ridono)
E io lo trovai fighissimo perché effettivamente ho pensato “Wow, ma sono proprio io!”, poi ha proprio un bel suono, banana, no? Quindi ho pensato “Ok!”
Sui social comunque parlo della mia vita con focus sulla mia esperienza di ragazza di seconda generazione, anche facendo ponte tra la cultura cinese e italiana e quindi mi sembrava perfetto da adottare come nome sui social.
Anche se in realtà, e devo dire, che col tempo mi sono un po’ discostata da questa definizione che trovo anche troppo rigida.
Diciamo da bambina, fino all'adolescenza mi ritenevo 100% italiana e quindi cercavo sempre di spingere su questo tasto, però crescendo mi sono accorta che il mondo non è in bianco e nero e che ci sono molte sfumature e inevitabilmente ho anche influenze cinesi. Con il tempo c’è stata proprio una riappacificazione con le mie origini che da bambina, anche per via delle prese in giro che ho subito a scuola fino alle medie, mi facevano di discostare un po’ dalla Cina.
Però adesso, dopo un rapporto difficile ci siamo riappacificate io e la Cina.
Manuela: Quindi ad un certo punto hai deciso di rendere partecipe un po’ anche le altre persone di questo riavvicinamento.
E quando tu dici, in una tua descrizione “Content Creator che veste alla marinara” una definizione che ti sei data che ho trovato geniale, soprattutto appunto, Io sono cresciuta con Sailor Moon…
Momoka: Quindi mi capisci molto bene!
Manuela: Chiaramente gli Anime giapponesi hanno influenzato il tuo gusto estetico, questo è questo evidente, è che cos'altro hanno influenzato?
Momoka: Allora, innanzitutto anche il nome, in realtà Momoka non è il mio nome anagrafico, l'ho scelto perché mi sembrava fico avere uno pseudonimo con cui presentarsi e dai 15, 16 anni in poi, mi sono sempre presentata come Momoka.
E oltre questo però anche tipo le mossette, le pose, non so bene come spiegarlo, però diciamo che anche durante gli shooting fotografici, invece di avere un approccio più seducente come è solito fare in Italia, magari faccio le cose da supereroina, che ne so, diciamo che tu che conosci le Guerriere Sailor hai in mente quell'immaginario!
Manuela: Si!
Momoka: Le persone che sono fuori dal mondo majokko, quindi di ragazzini si trasformano, non so se ce l’hanno bene in mente, però proprio nella vita sono così che mi metta a fare pose.
Oltre questo, che comunque mi sembra legato al fattore estetico, Devo dire che gli Anime sono stati un grandissimo strumento di soft power per avvicinarmi al Giappone anche per altri lati; quindi, ad esempio mi piacciono molto sia l'arte che la musica giapponese.
Oltre però diciamo ai prodotti, infetti secondo me e gli Anime hanno avuto un grande impatto nel mio sentirmi outsider, ciò deriva più dalla società che ho intorno che dal prodotto in sé, però il fatto che almeno prima (adesso un po’ di meno) erano un prodotto di nicchia. Durante l'adolescenza, soprattutto, erano un tratto identitario, mi facevano sentire un po’ alternativa, poi ero pure tipo Emo pankettina; perciò, e come se effettivamente avesse poggiato le basi per essere quella sopra le righe tra virgolette, anche già soltanto dal modo di vestirsi.
Mi hanno sempre presa in giro per come mi vestivo, però era anche un po’ un vanto della ragazzina, perché dicevo “ah, io non sono quella alla massa”, vabbè, non so se hai passato anche tu quella fase della vita…
Manuela: Certo!
Momoka: Per fortuna, a una certa finisce!
(Manuela e Momoka ridono)
Momoka: Quella fase della mia vita era influenzata anche dal fatto che vedessi anime e leggessi manga.
Manuela: Capisco perché comunque, era di nicchia anche quando ero più piccola io, io e te abbiamo dieci anni di differenza, mi sa!
Momoka: Io non so quanti anni hai, Io quasi 30.
Manuela: Io ne ho 39.
Momoka: Ma 10 perfetti!
Manuela: Esatto e quindi si, anche quando ero più piccola io erano decisamente una cosa di nicchia, c'era pochissima gente con cui ci si poteva confrontare o insomma raccontare cosa si era letto, e quindi sono d'accordo.
Combattere il razzismo e pregiudizi con l'empatia e il tuo approccio, il tuo modo di comunicare. Come hai capito che questo era il modo giusto?
Momoka: Allora, io già parto col non essere una persona incazzosa. Ho molto autocontrollo e quindi non mi sono mai arrabbiata in maniera furente.
Ho sempre preferito argomentare le mie ragioni e i miei punti di vista, però l'empatia è entrata dopo. Perché mi sono accorta, a una certa, che parlare razionalmente non sempre è utile, anzi molte questioni che partono di pancia, anche se stai lì a spiegare con i disegni le tue ragioni non arrivano.
Il modo più utile per arrivare, mi sono accorta, con trial and error perché io ho una lunga cronologia di litigate su Facebook.
Cioè parlando con le persone mi accorgevo che se spieghi e basta, magari li fai sentire stupidi, se cerchi di entrare in empatizzando magari riesci a toccare una corda, riesci a fare immedesimare delle persone.
Non è sempre utile, per carità, secondo me le persone manco li leggono i commenti, alcune volte rispondono e basta, leggono due parole e rispondono.
Però, diciamo che dalla mia esperienza, almeno finora, mi sembra abbastanza utile.
Non so se tu litighi, sei una persona incazzose, cosa ne pensi a riguardo?
Manuela: Sono anche io una persona molto tranquilla e che cerca sempre di ascoltare molto e di mettermi nei panni degli altri, finché posso eh, perché a volte, non conoscendo puoi metterti nei panni fino a un certo punto ovviamente non avendo vissuto la vita dell'altro.
Momoka: Certo.
Manuela: Credo anch'io che l'empatia sia la cosa migliore, perché spiegando le cose e mettendosi in cattedra o anche non mettendosi in cattedra, però spiegando, le persone partono mettendosi sulla difensiva, perché poi di fatto, sapere di non sapere spesso brucia. Questo è uno dei mali peggiori dei nostri tempi, perché noi non sappiamo niente. Questo è il punto ed è questo il bello, no?
Momoka: Eh, c'è tantissimo da scoprire.
Manuela: Esatto, esatto.
E quindi io anch'io sono una persona molto tranquilla, spesso le persone confondono la mia tranquillità per essere una persona troppo buona o che non difende magari abbastanza certe cose, quando in realtà e io ascolto. in realtà è tutto il contrario.
Momoka: Se non si entra in ascolto non si può neanche arrivare.
Assolutamente è un punto focale nella comunicazione, perché sennò non e comunicazione, è semplicemente un muro.Avendo anche intorno a me persone incazzose, io l'ho sempre trovato fuori di testa questa cosa che ti metti a urlà come un pazzo!
Anche i miei genitori, ad esempio, che non è che siano proprio un grande esempio di progressismo e apertura mentale, quando mi spiegano perché dovevo fare qualcosa, era sempre perché si! e a me, fin da piccola questa cosa mi infastidiva e lo trovavo senza senso, quindi penso che anche da questo si sia sviluppata questa mia voglia di argomentare le mie posizioni, senza farle sembrare semplicemente dogmatiche.
Manuela: Tu sei nata e cresciuta a Roma, però ogni estate leggendo i tuoi contenuti, so che andavi in Cina a trovare le tue nonne, i tuoi parenti e quando rientravi a Roma, qual era il tuo pensiero più ricorrente?
Momoka: Allora, in realtà il primissimo pensiero era “che bello Roma non è afosa come la Cina!” perché andandoci sempre d'estate…mamma mia, cioè, ma l'aria era solida!
(Manuela ride!)
Infatti, stava col condizionatore a palla!
Oltre questo però, diciamo che non io non vivevo con grande entusiasmo e rientrare in Cina, perché appunto visto che comunque era solo andare a visitare le nonne come quando boh…vai a trovare i tuoi nonni nel paesino in Italia! Cioè come se da Roma andassi a Velletri, Boh!
Manuela: Certo!
Momoka: Però in realtà, poi crescendo anche il vivere quella quotidianità, nonostante fosse di provincia in una realtà piccola, senza cose fichissime tipo Shanghai, ho iniziato ad apprezzarle di più. Anche andare a fare la spesa, vedi tutte cose diverse però dai 23 anni in poi.
Forse me la sarei vissuta meglio, però questo distacco che avevo con le mie origini è stato proprio difficoltoso da questo punto di vista, anche perché poi per questa ragione non parlavo cinese, quindi io non comunichiamo con nessuno.
Perché, prendendomi in giro i miei compagni anche dicendomi “Cin ciun cian”, cose così, mi facciano vergognare ancora di più, no?
Manuela: Certo!
Momoka: Perciò, quando mia madre una volta, ha 12 anni mi ha mollata in Cina da sola con mia sorella per due mesi, io non dicevo niente in cinese mi vergognavo troppo.
Però dopo quell'esperienza ho iniziato a parlarlo e adesso lo parlo meglio e rosico di non averlo imparato ancora meglio, perché riuscirei ancora più a capire la cultura, magari leggendo libri direttamente cinesi.
Mi dispiace che quelle prese in giro, per quanto stupide, abbiano impattato così tanto nel mio vivermi la Cina, perché avrebbe potuto essere un'esperienza differente.
Però vabbè, almeno cercherò di recuperare adesso, d'ora in poi.
Manuela: Quello che tu stai facendo aiuterà sempre di più i più piccoli che si trovano nella stessa situazione in cui ti sei è trovata tu e saranno magari più agevolati perché più le persone, gli italiani in questo caso, smettono di avere determinati pregiudizi, più sarà facile evitare di sentirsi dire queste assurdità.
Momoka: Si, infatti, anche per la questione di Striscia la Notizia, non so se avevi seguito.
Manuela: Si, l'ho seguito da qua.
Momoka: Ecco, la roba di Striscia, ad esempio, per quanto un sacco di gente dice “si, ma è una presa in giro stupida, e una goliardata” però a me è proprio quelle prese in giro là, da bambina mi hanno fatto allontanare dalle mie origini e quindi ci tengo molto a sensibilizzare su questo aspetto.
Manuela: Assolutamente, queste non sono affatto delle cose che non lasciano il segno!
Qual è stata fino ad oggi la tua più grande favilla?
Momoka: Allora…Domanda clou.
Io ho riflettuto sapendo appunto fosse il main di questo podcast.
Ho riflettuto e ce ne sono state diverse, quindi non so bene come fare la classifica. Io ho un problema con l'assolutismo, pure se mi chiedi tipo “qual è il tuo film preferito, la tua canzone preferita?” non riesco a rispondere, devo avere almeno una breve classifica allora.
La prima, quando ho capito che volevo parlare di cose cinesi su Internet.
Perché ho iniziato a stare su Internet da piccolissima, a 12 anni avevo il mio blog, però lì parlavo della mia vita e basta.
Poi su Ask.com, social in cui fanno le domande in anonimo, mi facevano molte domande e molti insulti sulla Cina e sui cinesi.
Quindi ho avuto dalla mia parte questa razionalità e questa voglia di argomentare sempre, che mi faceva parlare in maniera super pacata.
In molte persone mi scrivevano “grazie che mi fai cambiare il punto di vista, mi hai fatto superare certi preconcetti che avevo sui cinesi!”. Ricevere questi commenti mi ha fatto capire…questa è stata una prima favilla del “oddio, ma allora si può fare un utilizzo di divulgazione sui social!” e ho iniziato quindi ad essere più consapevole, però non pensavo potesse diventare un lavoro ai tempi. Perché era il 2012, quindi c'è stata, diciamo la favilla di questa missione personale che volevo portare a termine, però successivamente ha avuto un periodo di depressione, perché ero fuori corso all'università.L'ho vissuta molto male, ho vissuto 2-3 anni che pensavo che non avrei avuto un futuro, mi sentivo una fallita proprio al 100%.
Pensavo “Ah, non mi ammazzo solo perché non voglio dare un dispiacere ai miei genitori, non so fare niente, non farò mai niente.”
E ne sono uscita grazie a una favilla devo dire, perché ho fatto amicizia con uno Youtuber, Marcello Ascani, un Travel blogger. Che mi ha invitata al suo viaggio in Giappone, aveva un +1, avevamo fatto amicizia e sapeva che mi piaceva in Giappone, quindi mi ha invitata.Ero felicissima, cioè io sono cresciuta con mio padre che mi diceva “tu puoi andare dove ti pare, ma in Giappone no!”
Il Giappone era il paese che volevo visitare di più!
(Manuela e Momoka ridono)
Per questo mio amore per gli Anime, eccetera.
Quindi lì ho avuto l'occasione di andarci gratis con un amico, vivendo due settimane quelle esperienze, entrando a contatto con persone che raccontano la loro vita.
Perché Marcello è andato lì per fare contenuti, e diverse sono state interviste con le ragazze italiane che vivevano in Giappone, quindi ognuno ha raccontato la propria storia e io sono stata così affascinata da questa cosa.
Ho iniziato a pensare “wow, ma ci sono tante possibilità nella vita” e in più ero felice.
Cioè, stare in Giappone, vivere questa esperienza mi ha resa felice.
E quella è stata, credo la mia più grande favilla, forse perché effettivamente mi ha fatto uscire dallo stato di torpore che ho vissuto per tre anni e ho pensato “Ok, si può essere felici!” come prima cosa, e come seconda cosa vedere Marcello che già guadagnava attraverso questi contenuti, mi ha fatto capire “OK, se io mi impegnassi potrei non solo essere felice, ma anche riuscire a monetizzare con questa mia attività di creazione di contenuti.”
Quindi si, queste due sono le più importanti.
Manuela: Eh sì, infatti i tuoi video sono fantastici. Quelli di YouTube poi io li adoro particolarmente.
Momoka: Questa è una cosa! Grazie! Io vorrei tornare un sacco su YouTube sai? Però faccio fatica perché c'è tanto lavoro dietro le quinte.
Io tendo a procrastinare molto, e a voler subito dei riscontri perché sennò mi demoralizza. Quindi diciamo che Instagram e Tik Tok da questo punto di vista sono più adatti a me, però da fruitrice preferisco YouTube; quindi, è una cosa che devo riuscire a combattere.
Vorrei diventare più disciplinata per riuscire a fare i video YouTube.
Quindi, forse prima o poi tornerò.
Manuela: Spesso, tu dici di essere pigra, anche se poi, ti stai laureando in media Studies, sei una Content Creator, come abbiamo appunto appena detto, con una community grande, lavori al ristorante dei tuoi genitori, fai the banking di notizie false sulla Cina e racconti la comunità cinese in generale attraverso pillole oppure momenti ancora più esaustivi. Tutte cose in cui serve ricerca, attenzione e un sacco di lavoro dietro, e una certa responsabilità verso chi ti ascolta.
Quando di preciso saresti pigra?
Momoka: Innanzitutto grazie, però guarda se mi conoscessi e mi vedessi nella quotidianità a capiresti perché mi definisco pigra, e che vorrei fare molto di più, cioè io ogni volta mi do la mia to do list ogni mattina e poi spesso non faccio niente o faccio pochissimo. Io vorrei fare molto di più, però forse ho aspettative troppo alte, boh!
È che io vedo persone che pubblicano ogni giorno, capito?Invece io ho una frequenza di pubblicazione molto più bassa e quindi penso “Madonna, io dovrei essere produttiva come quelle persone!”. Quindi questo mi fa pensare di essere pigra.
E poi è tutto così veloce su Internet, sembra davvero che devi super correre.
Non lo so, Internet e tipo Milano, non so i tempi di New York però sì, ogni volta che io salgo a Milano vedo questa differenza di attitude nella vita.
A Roma siamo tutti così scialloni!
Manuela: Mah guarda, Io credo che Internet faccia sembrare improduttivo chiunque! Perché appunto, come dicevi prima i contenuti escono alla velocità della luce e non sapendo magari come lavora il creator ci sembra che questa persona sia continuamente lì a produrre contenuti e poi magari ha un calendario, che so, di settimana in settimana in anticipo.
Comunque, in generale Io credo che, da reginetta delle to do list…
Momoka: Anche tu!?! Adoro!
Manuela: Si, io amo le to do list perché di fatto sono se non le avessi o se non avessi speso del tempo a imparare tutta una serie di skills, la mia indole mi porterebbe a non fare niente.
Quello che ho imparato nel tempo è stato sicuramente questo, che tendiamo secondo me a fare delle to do list che non sono realistiche cioè vorremmo fare tutta una serie di cose in una giornata, ma in realtà forse non sempre calcoliamo il tempo organico che ci vuole per fare qualcosa.
Che è anche il tempo di mettersi nel giusto stato mentale che anche quello è creatività, perché uno a volte pensa che la creatività sia solo appunto mettersi lì e fare, però in realtà anche il tempo morto e la benzina della creatività alla fine e a volte che non lo calcoliamo.
Cioè calcoliamo solo quello che dobbiamo effettivamente fare, senza calcolare che ci vogliono dei tempi in mezzo, e quindi a volte quello che ho imparato io è: faccio una to do list e poi la taglio a meta con l'accetta, e dico che questa parte non la faccio a priori. O comunque non pretendo di farla.
Ecco perché effettivamente a volte forse si tende a mettere troppa carne al fuoco.
Momoka: Secondo me sì, sì, assolutamente!
Perché magari scrivo una cosa sulla to do list, pensavo di metterci, boh un'ora e invece ce ne metto 5.
Io ho proprio una capacità di time managing che fa schifo, proprio schifissimo.
E quindi assolutamente questo è un è un problema.Tipo mia sorella, che invece è una persona stra organizzata, lei mi dice proprio “devi capire quanto ci metti a fare una cosa”, io invece non lo so, anche perché poi mi perdo tantissimo ogni due minuti di scrittura prendo il cellulare e inizio a scrollare.
Guarda i social mi hanno fritto il cervello. Ha una soglia dell'attenzione vergognosa. Non so, te?
Manuela: Si, sono proprio disegnati così, quindi, quando è il momento di mettermi a lavorare la cosa che mi salva è proprio quella di mettere il telefono in modalità aerea, girato al contrario e fare un sacco di pause. Questo si!
Momoka: Volevo provare il metodo quello del pomodoro.
Manuela: Si io lo uso, lo trovo fighissimo, perché era quello che intendevo infatti prima dicendo un sacco di pause. Perché tu per venti minuti lavori e poi per 5 minuti fai quello che vuoi.
Momoka: Per quanto riguarda l'essere fuori corso, mi sento in colpa, però già lavorando coi social dico “vabbè ma alla fine non mi serve davvero”, però al contempo c'è un'altra parte di me che dice “no, sei una fallita se non finisci questo percorso, ti mancano tre altri esami cavolo, falli questi tre esami no??”.
Perciò si, dialoghi interni!
Manuela: Ahahahaha!
Momoka: Effettivamente prendere questa laurea potrebbe essere utile anche solo per chiudere un capitolo, capito? Cioè anche se poi non mi darà un lavoro, perché comunque già sto lavorando nell'ambiente. E quindi boh? Cioè è più ormai un modo per dimostrare a me stessa che ce la posso fare. Prima o poi si prenderà la laurea, dai!
Manuela: Si, ma sono sicura che ce la farai, e non fa niente se sei fuori corso, cioè stai facendo mille altre cose. Quindi non mi sembra che sia tempo perso.
Una delle altre cose che a me affascinano tantissimo e quando ti sento raccontare il discorso delle vite parallele, perché io trovo che sia una cosa super abile, quella che tu hai fatto.
(Momoka ride)
Perché ok, sicuramente la tecnologia avrò aiutato, però io lo trovo comunque fantastico, perché in un modo o nell'altro mi sembra che tu abbia raggiunto quello che volevi. Mi racconteresti che cosa è stato facile e che cosa invece è stato difficile?
Momoka: Allora, questa mia esperienza in realtà delle vite parallele è sentita anche da tante altre persone di seconda generazione, ma secondo me anche da italiani che hanno genitori più all'antica.
E infatti proprio qualche giorno fa ha fatto delle stories a riguardo e anche diversi ragazzi in Italia mi hanno detto “Ho sempre nascosto un sacco di cose, i miei genitori”.
Quindi, è più modo di sopravvivere, ecco.
Per riuscire a fare le cose che volevo ho dovuto nascondere molto, un po’ mi sentivo in colpa, però dall'altro lato dicevo “se non facessi così, dovrei stare rinchiusa dentro casa.”
Però di fare facile, sai che non mi viene in mente niente?
Secondo me sono molto più le parti difficili, anche l’ansia di essere scoperti.Però diciamo, adesso io ne parlo anche ridendo perché ci ho fatto l'abitudine, però è stato un problema, anche ad esempio il livello di rapporti interpersonali perché avendo genitori così chiusi, anche libertà limitate tipo uscire la sera, dormire fuori, sono cose non accettate in questa casa.
Manuela: Certo.
Momoka: Quindi è capitato, sia che alcuni miei ex ragazzi dicessero “Devi dirlo ai tuoi genitori, sennò non mi ami abbastanza!”, vabbè, non capiscono il contesto familiare. Oppure anche un ragazzo che non voleva proprio continuare la frequentazione perché lui aveva esigenze diverse, voleva stare spesso con la ragazza, andare a fare spesso viaggetti insieme. Una cosa che è incompatibile col mio stile di vita.
Quindi ho dovuto fare delle rinunce, assolutamente! Però al contempo secondo me ha aiutato anche a solidificare certi rapporti, perché avendo questo ostacolo, comunque, mi sentivo poi molto legata ai ragazzi con cui ho avuto delle relazioni lunghe e importanti.
Non so come cosa pensi tu dell'amore, però secondo me avere un problema esterno fa compattare di più la coppia, poi non so cosa ne pensi tu, se puoi confermare o ribaltare questa cosa che appena detto.
Manuela: Beh, sicuramente un problema esterno mette già da subito una coppia di fronte a decidere se si vuole andare un po’ a fondo oppure no.
Chi hai a fianco se è davvero interessato e ti vuole davvero bene, ad un certo punto se ne prende carico anche lui. Anche perché comunque il problema esterno è parte della persona che ami, no? Il tuo vissuto ti ha forgiata, ti ha fatto diventare Momoka, no?
Non si prende solo il semplice delle cose, no? Se sei diventata come sei e anche diciamo una con-causa.
Momoka: Infatti, questa secondo me è l'unico aspetto un po’ positivo di tutta questa storia delle vite parallele.
Ecco poi, da piccola, magari accettavano più facilmente i ragazzi, questa cosa di non poter dormire fuori e poter uscire poco.
Però capisco che arrivati che a trent'anni, invece più difficile, e perciò io adesso un po’ mi vergogno, se devo conoscere un nuovo ragazzo. Mi vergogno a dire “guarda, possiamo uscire solo in determinati orari, non posso fare troppo tardi”. Il mio ragazzo, ad esempio, fin da subito si trova così bene con me chi ha detto “per me ne vale la pena.” Poi, in futuro vedremo. Stiamo bene insieme, va bene così, quindi diciamo che può essere un po’ un test preliminare.
Manuela: Esatto!
Momoka: Io e il mio ragazzo, tra l’altro, ci siamo fatti la quarantena insieme, perché lui mi aveva attaccato il Covid lo scorso anno.
Manuela: Ecco!
Momoka: Sono andata da lui, e quindi sono stata un mese a casa sua, con i miei che pensavano che io stessi da sola.
Ogni giorno mio padre veniva a portarmi il cibo davanti alla porta dell'appartamento, però non poteva entrare perché avevo il covid, e quindi io ci facevo pure battuti e dicevo “guarda, quella porta ti salva dall'essere picchiato da un uomo cinese! Basta solo qualche centimetro di legno!”
Ci scherziamo su, però penso la si debba prendere così, se no non si vive.
Manuela: Ecco, io sono molto affascinata dal fatto che tu faccia un sacco di cose hai vita pienissima! Sei andata in Giappone e fai un sacco di cose, parli di sesso pubblicamente senza problemi. In realtà fai proprio tutto, tutto, tutto, quindi questa cosa qua è fichissima.
Momoka: Una fortuna che ho e che imiei non sanno usare Internet; quindi, in realtà basterebbe molto poco a far cascare questo castello di carta.
Però poi penso, una ragazza italiana nelle mie stesse condizioni, con i genitori che sono super controllori di ogni cosa che fa, sarebbe un problema.
Manuela: Certo!
Momoka: Almeno si fidano. Ecco!
Si parte comunque da una base di fiducia, quindi almeno questo!
Che però mi sono guadagnata, cioè perché poi c'è un lavorone anche da parte mia.
Io mi sono preclusa tantissime cose nella mia vita, il sabato sera non sono tipo mai uscita e stavo sempre ristorante. Tanti eventi li ho sempre saltati, anche perché secondo me è giusto aiutare l'attività di famiglia perché è quella che mi ha fatto sostentare fino a questa età.
Quindi figurati, però diciamo, è stato anche positivo per far vedere i miei genitori che effettivamente sono una persona responsabile.
Poi non lo so, alcuni miei amici mi dicono “guarda, secondo me i tuoi genitori qualcosa sanno, ma non ti dicono niente.”
Boh, chissà no, non lo so.
Manuela: Tra 10 anni magari scoprirai la verità, e scoprirai che in realtà sapevano tutto ed erano super orgogliosi, facevano il tifo dall'altra parte dello schermo, però fanno finta di niente.
Momoka: Momoka ride.
Della quarantena davvero non sanno, ecco della quarantena sarebbe stata un po’ too much. Nel senso che ciò che riguarda la questione della sfera sessuale, i miei, che sono molto conservatori, la prendono molto seriamente. Quindi io non so se penso che sia ancora vergine, potrebbe essere!
Una volta mi hanno detto “la tua amica che ti ha ospitato…” perché io avevo detto che stavo a casa di questa mia amica, che però è fuori sede e quindi aveva questo appartamento sfitto in cui potevo stare, e loro la conoscono questa amica e quindi quando è venuta a mangiare al ristorante le hanno pure offerto la cena per ringraziarla dicendole “grazie mille, che sei stata cosi gentile con nostra figlia!”
(Manuela ride)
E quindi li capisci che effettivamente al 100% ci credevano a questa storia qui dell'appartamento sfitto.
Manuela: Quando ho visto il tuo video su YouTube a proposito appunto del matrimonio secondo la cultura cinese ho pensato al documentario Leftover Women che sta avrai visto, immagino.
Momoka: Si.
Manuela: E tu fino adesso hai scelto di vivere una vita non conforme rispetto a quelle che potrebbero essere le aspettative. E come sta andando?
Momoka: Allora e come sta andando?
Da tanto le pressioni dei miei genitori sullo sposarmi sono sempre più pesanti, tipo infatti giorni prima dei compleanni c'è un po’ di ansietta. Devo dire perché penso “Dio mio, sto invecchiando!”. E come se sentissi un orologio sopra la mia testa. Capito? Un countdown.
Qualche anno fa era il mio ventisettesimo compleanno, mi sembra, due anni fa.
Tre giorni prima mia madre mi fa “Eh, tra un po’ il tuo compleanno, è ora che ti trovi un ragazzo, ti volevo presentare questo ragazzo qua. Mi sembra carino, bravo” per curiosità ho visto la foto, un ragazzo cinese normalissimo che non mi piaceva.
A me piace proprio il “Mediterraneo basic” in realtà, a livello di estetica.
(Manuela e Momoka ridono)
Vabbè! Le ho detto “Boh, non me piace!” e ha iniziato a chiedermi “ma non c'è nessuno che ti piace? nella tua cerchia di amici?”.
E io le ho detto…a parte che questa domanda mi ha stranito tantissimo, perché io sono cresciuta con i miei che mi dicevano continuamente che dovevo trovarmi in merito al cinese, quella domanda quindi mi ha fatto pensare “ma di chi sta parlando? Io ho tutti amici italiani!”.
Perché mi chiede se mi piace qualche mio amico? Allora le chiedo “ma chi intendi?” e fi fa “tipo Gabriele!”
Gabriele, il mio ex ragazzo, quindi penso “mio Dio, wow, pazzesco! È così disperata che adesso anche il ragazzo italiano le va bene!”.
Questa è stata la cosa che ho pensato.
Quindi devo dire, ho notato questo cambiamento di rotta perché la disperazione ha fatto sì che mia madre accettasse “il ragazzo italiano”.
Anche perché Gabriele, che adesso è il mio migliore amico è un ragazzo squisito. Ogni volta che veniva ristorante, cioè io lo faccio venire da amico, però aiutava pure a prendere i bicchieri, era sempre super gentile con mia madre; quindi, capisco benissimo che lo trovi un bravo ragazzo.
Però il problema in questo caso è che io non mi voglio sposare, per questo che continua a vivere la mia doppia vita, molte persone pensano sia perché i miei non accetterebbero un ragazzo italiano, ma per me il motivo principale e perché per i miei le relazioni sono estremamente importanti; quindi, è proprio una relazione per la vita è basta. Se porti una persona a casa, poi tu te la devi sposare.
Ma io non mi voglio sposare e non credo neanche molto nelle relazioni for ever.
Diciamo che tendo a viverle molto alla giornata, quindi non faccio mai progetti futuri; perciò, dal mio punto di vista non ha alcun senso presentare un ragazzo ai miei genitori, però questo comporta che continuino a dirmi che mi devo trovare il ragazzo. È un po’ pesante, però vabbè, cerco di ironizzare.
Una volta, hanno cercato di farmi partecipare a un evento per single cinesi.
Cinesi di seconda generazione in cui c'erano cinquanta ragazze e cinquanta ragazzi in questa villa che è stata affittata. Ma io quasi ci sarei andata, era troppo un contenuto.(Momoka e Manuela ridono)
Cioè ci facevo un video là!
Ma poi ho pensato che se ci fossi andata davvero, poi magari qualcuno davvero mi si sarebbe accollato, perché se andavo lì, cioè per le persone che stavano là ero una che stava cercando marito. Perciò non ci sono andata. Però cavolo, sarebbe stato un bell'esperimento sociale! Pazienza!
Manuela: Comunque c'è da dire che questo tipo di cosa, è anche una cosa che secondo me è un po’ sulla testa di tutte noi donne, qualunque sia la provenienza o l'origine. Per esempio, in Italia magari sono diverse le modalità, cioè ma alla fine anche da noi ci si aspetta che le donne abbiano in generale una vita molto regolare secondo i vecchi standard, potersi sposare il prima possibile, fare dei figli.
Tu hai spiegato il punto di vista appunto della comunità cinese, però non è che la comunità italiana sia tanto diversa. Non so se concordi.
Momoka: Sì, sì, diciamo che è forse quello cinese come approccio sembra più pesante, perché in realtà c'è molto questa cosa di presentare il ragazzo.
Magari anche tra, che so tra amiche che dicono “ahh mio figlio ha X anni gli posso presentare tua figlia”. Cioè diciamo forse in Italia questo questa cosa è meno comune.
Tipo in Cina il mercato del matrimonio, Io ci sono andata a Shanghai, e cercavo di fare i video ma non volevano che li riprendessi. Però c'erano tutti i genitori, con questi curricula dei figli oppure delle agenzie, proprio con scritto Ita Altezza, dei veri e propri curricula.
Quindi questo aspetto sembra più folkloristico agli occhi degli italiani, però so ovviamente che anche qua c'è pressione. Comunque, magari un po’ più spostati in là, ecco.
Essendo i tempi più dilatati, diciamo che in Cina, io sono già Leftover Women, credo. Forse il massimo è trent'anni ormai anche in Cina si sono spostate più in là le lancette.
Manuela: Certo.
Sei sempre molto ironica, empatica, tranquilla, quando ti arrabbi cosa ti tranquillizza allora?
Momoka: Non so, sai io mi arrabbio molto poco; quindi, non è facile rispondere a questa domanda, ma credo ridere.
Quindi avere a che fare con persone divertenti, questa cosa mi aiuta perché mi piace molto ridere. Poi ho pure la risata più facile, quindi almeno non è manco una cosa difficile trovare un motivo per svagarmi.
Per fortuna intorno a me sono piena di persone divertenti che mi vogliono molto bene; quindi, penso che forse questa sia la mia più grande ricchezza e la mia più grande vittoria, negli anni ad essermi circondata di persone che ho scelto. Che sono super fidate, super divertenti che mi appoggiano.
Quindi questo legame umano che ho con i miei amici, il mio ragazzo sicuramente mi aiuta un sacco. Tu ad esempio a te cosa, cosa aiuta?
Manuela: Cosa mi tranquillizza? In realtà, quando qualcuno mi fa tanto arrabbiare mi tranquillizza mettermi nei panni dell'altro, che può sembrare strano, però è l'unico modo. Perché quando qualcuno mi fa incazzare fortissimo e l'unica cosa che davvero spegne e il cercare di capire nella mia testa il perché, e quindi questo mi calma. Cioè capendo che l'altro non può vedere le stesse cose, non ha la mia stessa percezione, mi calma immediatamente.
Momoka: Questo ci sta. Ci sta molto, però io mi incazzo lo stesso. Uffa!
Cioè nel senso mi arrabbio poco, ma ci sono certe cose che per cui anche cercando di mettermi nei panni dell'altra persona, comunque forse per me non è troppissimo utile, perché io già cerco di empatizzare, cioè di far empatizzare col mio punto di vista. Poi non lo so, a me piace scrivere ora che ci penso, il mio diario. Perché quando metto su carta i miei pensieri, comunque razionalizzo di più, e questo mi fa calmare. Ecco, in generale cerco sempre di abbracciare la razionalità, questo è proprio un punto fondante della mia vita.
Manuela: Anche io ho un diario, lo scrivo anche prima di dover iniziare qualche cosa che mi preoccupa. Ha un potere terapeutico immediato, perché nel momento in cui butti giù cosa ti fa arrabbiare, tutto si spegne, si depotenzia comunque no?
Momoka: Esatto!
Infatti, per certe terapie gli psicologi comunque consigliano di scrivere diari, poi ovviamente dipende dalla problematica, però si è oggettivamente utile per tante persone.
Manuela: Sì, è vero, e io lo facevo da piccola, poi questa cosa è diventata socialmente sempre descritta un po’ ovunque in giro come una cosa un po’ puerile e l'ho persa per tanti anni e poi l'ho ritrovata.
Scoprendo poi che in realtà i più grandi geni che hanno cambiato la storia del mondo, in tutte le industrie tenevano un diario.
Perché di fatto è vero, cioè è una comunicazione talmente diretta con te stesso che a volte il modo più facile per tenere le fila.
Momoka: A me diverte un sacco leggerlo il diario a posteriori, proprio divertente!
Ah, c'è questo sito qua che si chiama Future me in cui puoi mandare le lettere per il futuro questa cosa pure è bellissima. Mi arriva la mail tipo dopo qualche mese dopo, magari manco mi ricordo, e leggere la me del passato è sempre stra divertente.
Manuela: Sì! Sono super d'accordo con te, e infatti ne ho parlato anche in una un'altra puntata con Silvia Stella, perché anch'io lo faccio questo. Non ho mai usato Future me, uso Gmail, che ha un timer.
Momoka: Ahhh non lo sapevo! Ahahahah.
Manuela: Si, rileggersi è sempre bello. Un'esplosione di cose.
Avresti mai immaginato di fare quello che fai oggi, ogni giorno, insieme a una community di persone che aspettano i tuoi contenuti?
Momoka: Eh, dipende a quale Momoka mi rivolgo, perché ho iniziato a pensarlo in maniera massiccia forse due o tre anni fa e io sto su Internet da molto più tempo,
però farlo come lavoro 2-3 anni fa e avere comunque persone che mi leggono già sui 23 anni quando avevo Ask. E me ne me ne accorgevo perché, notare che le persone si ricordano anche certi dettagli, certe cose che magari ho scritto una volta, mi fa pensare, oddio, quindi ho persone che mi seguono proprio assiduamente.
E anche adesso alcune persone mi dicono “Ah, Io ti seguo da Ask, ti seguo da quando avevo 13 anni, adesso mi sono laureato” e dico “mamma mia quanto sono invecchiata, c'è fuori di testa questa cosa?”.
Poi ho iniziato tanto tanto tempo fa, quindi all'inizio non lo immaginavo, però alla fine secondo me moltissime persone cominciano così, cioè soprattutto prima, quando non era un lavoro iniziavi così per gioco, per svago.
Adesso ci sono tante realtà editoriali, progetti editoriali, anche distinguere persone che hanno già idee come posizionarsi, cioè adesso è molto più studiato stare su Internet perché studi, hai tante case history, c'è molta più maturità, consapevolezza dell'approccio ai social, quindi adesso dici “Ok, io voglio fare X e seguo questo piano editoriale, voglio fare questo bla bla bla.”
Invece per me che mi considero più della vecchia guardia, è stato un trial and error e ci sto per divertirmi, per dire i cazzi miei e basta, vedo che ho del riscontro e da cosa nasce cosa.
Manuela: Momoka, cosa rende la tua giornata migliore?
Momoka: Allora a parte notizie belle, che ne so, tipo una bella proposta di lavoro o cose del genere, che comunque sono sporadiche e non abbiamo potere su queste cose esterne che comunque ovviamente migliorano la giornata, come può essere pure vincere la lotteria.
Se devo pensare quello che è in mio potere per migliorare la giornata, perché penso che sia un approccio più razionale, sennò per il resto se si segue diciamo solo il flow, possono capitare cose belle ma che cose brutte. Basandomi invece solo sulla mia volontà, secondo me riuscire a fare le cose che mi prefiggo.
Come ti dicevo prima, io faccio queste to do list che non seguo mai o seguo pochissimo, però quando riesco a fare quello che mi sono prefissata fin dall'inizio sono felice, cioè dormo soddisfatta.
Mentre la maggior parte delle mie giornate invece io le vivo con l'ansia e dico “oh, no, volevo fare questo, quest'altro invece non ho fatto niente.”
Quindi quelle volte, quelle rare volte in cui sento di spuntare le caselle del mio cuore sono felice e soddisfatta e la mia giornata è migliore anche senza grandi picchi di felicità.
Manuela: Ti capisco al 100%
Momoka: Amante delle liste.
(Manuela e Momoka ridono)
Amante delle liste, ma almeno tu le usi bene, vabbè!
Manuela: C'è voluto del tempo comunque eh!
Guarda io mi rivedo in quello che dici, perché all'inizio per me era uguale, arrivavo a fine serata senza riuscire a spuntare tutto e mi sembrava di essere io sbagliata no? Di non essere in grado di fare, invece è che ognuno di noi deve trovare il proprio ritmo, come dicevo prima no?
Cioè trovare il ritmo, quanto tempo ci vuole per fare qualcosa, e quello secondo me col tempo e osservandosi, cercando di non giudicarsi si trova il proprio ritmo e le to do list diventano appunto un tool che ci semplifica la vita, invece di una cosa che ci fa sentire in colpa.
Momoka: Ecco, vedi, io sto ancora nella seconda fase, però mi aiuta sapere che tu hai avuto un percorso, perché invece io ad esempio o ho amici che sono super procrastinatori come me o sono super disciplinati e lo sono sempre stati.
Tipo Marcello che è un robot super funzionale, il mio ragazzo che anche lui è super funzionale, lui mi guarda e dice “Io non capisco come fai a perdere tutto questo tempo!”. Però diciamo mi aiuta a stare accanto a lui perché vedo quante cose riesce a fare e dico “Ok, allora devo migliorare!”, quindi stare vicino a persone funzionali da una parte mi aiuta cioè mi sprona, però dall'altra mi fa pensare che loro sono così perché sono nati così, invece vedi, sentire la tua testimonianza da persona che ci ha impiegato del tempo ad imparare a gestirsi meglio mi dà più speranze.
Manuela: Si può fare!
Momoka: Ma secondo me io e te abbiamo tanto comune, cioè forse tu sei la mia me de futuro che è venuta a darmi dei consigli su come migliorare!
Manuela: Ah che bello! Quali sono i video che preferisci guardare su YouTube?
Momoka: Allora a me piace tanto la divulgazione scientifica, però, negli ultimi anni mi sono fissata con la geopolitica; quindi, mi piace molto vedere video storici, di politica, di persone che ne sanno più di me. Ho tantissimo da imparare, ecco!
Manuela: Se potessi avere un super potere inutile quale sarebbe?
Momoka: Ma qual è tipo un potere inutile secondo te? Così classifichiamo il livello di inutilità?
Manuela: Un potere inutile potrebbe essere quello di poter vedere cosa c'è dentro un arancino.
Momoka: Secondo me è stra-utile perché è una volta io avevo chiesto quello con cacio e pepe, e invece me ne hanno dato uno diverso. Quindi sarebbe stato utile in quel caso. È difficile pensare a un super potere inutile perché ogni cosa può avere la sua utilità in una certa maniera, è troppo difficile questa domanda. Devo dire, non so se l'hai fatta anche ad altre persone?
Manuela: No.
Momoka: OK, io voglio poteri gli utili.
Manuela: Quindi decidiamo che sono tutti utili!
Momoka: Si, ogni cosa è utile.
Manuela: Dai io ci sto!
OK, adesso è il momento delle Rapid Fire Questions. Che sono 5 domande, che pongo a tutte le mie ospiti e sono tutte uguali e la cosa che mi diverte di più e proprio compararle per vedere la differenza.
Momoka: Ok!
Manuela: Il Libro che ha cambiato tutto?
Momoka: Ti amerò per sempre di Piero Angela.
Manuela: Il migliore Consiglio che hai ricevuto nella tua vita o nella tua carriera?
Momoka: Allora un consiglio stra-utile è quello di pensare alle cose una per volta.
Forse è troppo pratica è poco profonda diciamo, però non mi è stata detta esplicitamente questa cosa “pensa alle cose una per volta”, io continuavo a pensare a farmi questa mega massa di impegni che poi mi portava a non fare assolutamente niente. Quindi si, sezionare è importantissimo.
Manuela: Cosa c'è sul tuo comodino?
Momoka: Un sacco di cose.
Adesso anche due pulcini di zucchero della mia torta di compleanno che mi dispiace buttare, però smalti, profumi, insomma cose che mi servono e che non mi va di alzarmi a prendere, ecco!
Manuela: Su cosa generalmente le persone si sbagliano su di te?
Momoka: Allora penso che le persone tendano a sopravvalutarmi; quindi, quando ricevo i complimenti mi fanno piacere, anche quelli che mi hai fatto tu, a me fanno stra piacere, sono felicissima!
Poi penso boh, forse sono un bluff, perché poi ci sono anche persone che pensano che sono stupida, per carità! E chi li penso “Ah! Perché non mi conoscete abbastanza!” perché comunque mi considero una persona sveglia, mettiamola così. Però quindi diciamo, da entrambe le parti, sia che pensino molto bene di me, sia che pensino male di me, non sono d'accordo da entrambi i punti di vista.
Manuela: Qual è l'ultima cosa che hai imparato?
Momoka: L'ultima cosa che ho imparato, è che le friselle col salmone e l'avocado sono buonissime, quindi provale. E poi ho pure imparato che l'algoritmo di Tik Tok è assurdo, cioè nel senso, questa volta lo dico in senso negativo, mi ha bloccato un video.
Ho fatto il video di Yulin, in cui parlavo del Festival della carne di cane, spiegando il punto di vista cinese, cioè in realtà per combattere gli stereotipi e mi hanno bloccato il video per incitamento all'odio sulla piattaforma di Tiktok, cioè sono rimasta perplessa, io da questa cosa vabbè, no?
Manuela: Si, questa cosa è assurda.
Momoka: Questa per me è stata una grande cosa da imparare, cioè proprio perché era un contenuto che mi stava anche andando bene e aveva possibilità di crescere e di viralizzare. Quindi mi ha fatto capire che forse non devo proprio usare determinate parole, perché comunque parlavo di massacro, ho messo gli screen con gli insulti, non lo so.
Magari quelli vengono visti come incitazione all'odio, quindi effettivamente cioè può sembrare una stronzata, ma è stato super utile vedere questo primo strike di Tik tok per poi indirizzarmi meglio e fare più attenzione per i contenuti futuri, anche se mi fa incazzare. Io ho fatto ricorso, voglio vedere se mi rispondono.
Manuela: Certo no. Infatti, è molto importante sapere che come funzionano certe cose, per poterle aggirare dopo.
Momoka: Esattamente, esattamente!
Manuela: Momoka, dove possiamo trovarti su Internet?
Momoka: Allora su Internet, la mia main piattaforma adesso è Instagram con @momokabanana poi io sono su Tik Tok e su YouTube e sono sempre momokabanana, non pubblico da due anni, ma prima o poi devono tornare.
Quindi principalmente queste tre.
Manuela: Grazie, Io ti aspetto su YouTube, ansiosamente!
Momoka: Grazie mille, grazie mille davvero è stato un super piacere, grazie dell'invito.
Manuela: Grazie a te per queste chiacchiere e per tutto quello che fai e per come lo fai!
Momoka: Grazie, sono davvero felice di queste parole, evviva!
Take Away
Da questa puntata mi porto via che l’empatia e la razionalità sono il modo più efficace per provare a cambiare qualcosa nel mondo che abbiamo intorno.Che le nostre origini sono una ricchezza potente e che a un certo punto esplode, nonostante le ostilità, il razzismo e l’ignoranza. E che gli stereotipi posso essere stravolti con ironia e competenza.
In ultimo mi porto a casa un esempio stupendo di come vivere e provare ed esperire la vita anche se società e famiglia ti chiedono di fare l’opposto, costi quel che costi.
Momoka mi ha ricordato la protagonista del libro Il diario geniale della signora Shibata di Emi Yagi, che mi è piaciuto un sacco!
Io vi aspetto nel prossimo episodio e nel frattempo di auguro di spendere del tempo ad osservare quello che vi rende felici.
Ciao e a presto.